Passaggio generazionale in azienda, cosa non funziona in Italia?

Nei prossimi decenni, in un futuro ormai molto vicino, in Italia il numero dei pensionati supererà quello dei lavoratori. A scattare la fotografia dell’evoluzione del nostro Paese sono Unioncamere con Infocamere, che hanno esaminato i dati attuali e previsto la loro evoluzione.

Le imprese invecchiano

Di pari passo con l’andamento demografico del nostro Paese, con l’età media che si alza di anno in anno, anche le aziende invecchiano. In dieci anni, dal 2012 al 2022, i giovani under 30 con cariche di governance nelle aziende si sono ridotti di 130 mila unità mentre gli over 70 sono cresciuti di 280 mila.Nell’ultimo decennio, i titolari di impresa tra i 18-29 anni sono calati del 22,9% e come fa notare lo studio, questi numeri si spiegano con “l’effetto statistico della demografia negativa in una misura che può essere stimata al 20%, le coorti si riducono, le persone passano nelle classi di età superiori e non vengono rimpiazzate da nuovi ingressi”.

Pericolo di estinzione?

Di questo passo, è evidente che il sistema imprenditoriale italiano, da sempre la spina dorsale dell’economia del Paese, è destinato ad estinguersi. Ed è altrettanto chiaro che, per la sopravvivenza dell’imprenditorialità tricolore, serva l’immissione di nuove risorse umane a oggi assenti. A livello geografico, la situazione – l’invecchiamento delle imprese – non è proprio omogenea. Alcune regioni italiani sembrano soffrire maggiormente la penuria di nuovi giovani imprenditori: negli ultimi dieci anni, lo stock di imprese giovanili nelle Marche fa segnare -31,7%, -29,8% in Abruzzo, -29% in Toscana e -26,7% in Molise.

Aziende troppo senior e senza re-skilling

Se ci si sposta sulla fascia over 50, c’è stato invece un vero e proprio boom: dal 2012 al 2022, quasi tutte le cariche (titolare, amministratore, dirigente tecnico) crescono tra il 15 e il 25%. In termini assoluti ci sono in più 188 mila titolari di impresa, 365 mila amministratori e 65 mila dirigenti tecnici, guidati da over 50. Alla luce di questi numeri, riferisce Adnkronos, è evidente come l’effetto demografico sta portando le imprese italiane verso un’obsolescenza umana ma anche e soprattutto di competenze. Il re-skilling e l’age management in azienda non viene affrontato seriamente pur in presenza di organici non più giovani. Come rilevato da una ricerca condotta da Fondazione Sodalitas, AIDP (Associazione Italiana per la Direzione del Personale) e Università Cattolica del Sacro Cuore, 1 azienda su 4 si occupa di age management in modo sistematico. Solo il 14% delle imprese implementa percorsi di mobilità interna o di sviluppo di carriera per i propri dipendenti senior.