Pubblica amministrazione: sono previste 148 mila assunzioni all’anno fino al 2028

Secondo i dati di Unioncamere, l’unione italiana delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, da qui fino al 2028 il ricambio di personale all’interno della Pubblica amministrazione italiana sarà pari, in media, a 148 mila profili professionali all’anno.

Nonostante questi numeri, Unioncamere segnala la carenza di laureati in discipline Stem (scientifiche e tecnologiche), insegnanti e personale medico e sanitario.
Nove su 10 dei profili che copriranno il fabbisogno della PA riguarderanno una sostituzione per turnover, e la maggior parte, ovvero quasi 310 mila assunti in 5 anni, troverà impiego nei Servizi generali delle amministrazioni pubbliche.

Specializzati in digitale e ambito tecnologico, insegnati e professionisti della sanità

La metà delle professionalità che andranno a sostituire il personale della Pubblica amministrazione fino al 2028, sarà costituita da profili altamente specializzati, con competenze elevate in ambito digitale e tecnologico.

A questi vanno aggiunti i 234 mila profili che troveranno lavoro nel settore pubblico dell’Istruzione e 198 mila in quello della Sanità.

“Per la transizione amministrativa servono persone e competenze”

Già oggi però si sa che all’appello mancheranno, sia nel settore pubblico come in quello privato, tra gli 8 mila e i 17 mila giovani in possesso di laurea in discipline Stem, Inoltre, tra i 9 mila e i 12 mila laureati con indirizzo insegnamento e formazione, e circa 7 mila con un profilo medico sanitario. 

“È un grande punto interrogativo per il rinnovamento della Pubblica amministrazione – ha sottolineato il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli, intervenendo all’incontro ‘Facciamo semplice l’Italia’, organizzato a Monza -. Per la transizione amministrativa e digitale, accanto alle tecnologie, servono persone e competenze”.

Tra invecchiamento della popolazione e cervelli in fuga entro il 2050 mancheranno 8 milioni di lavoratori 

“L’Italia purtroppo avrà circa 8 milioni di persone in età da lavoro in meno entro il 2050 per effetto dell’andamento demografico e dell’invecchiamento della popolazione – ha aggiunto il presidente di Unioncamere -. Inoltre, nell’ultimo anno gli italiani che si sono trasferiti all’estero, ci rivela il Censis, sono stati oltre 82 mila. Trentaseimila di questi sono giovani tra i 18 e i 34 anni”. 

Per rinnovare la nostra Pubblica amministrazione e consentirle di svolgere il ruolo di volano della nostra economia e della nostra società, secondo Giuseppe Tripoli occorre “renderla più attrattiva per i giovani. È necessario anche innestare la marcia sulla formazione continua del personale, soprattutto sul fronte del digitale – ha sottolineato -. Un cammino che le Camere di commercio hanno intrapreso già da alcuni anni”. 

Stipendio giusto: requisito fondamentale per essere soddisfatti del proprio lavoro  

Nell’attuale panorama lavorativo, la remunerazione svolge un ruolo fondamentale nel determinare il grado di soddisfazione e coinvolgimento dei dipendenti. Secondo recenti dati dell’Adp (People at Work: Workforce View 2023), la maggioranza degli italiani considera lo stipendio come il fattore più importante del lavoro. Eppure una  una considerevole percentuale di nostri connazionali si sente sottopagata o lamenta errori nella retribuzione.

Aspettative contro realtà

Crescono costantemente le aspettative dei lavoratori riguardo agli aumenti di stipendio: un’ampia percentuale di dipendenti si si sente infatti in credito, manifestando la percezione di essere sottovalutata – e sotto pagata –  rispetto al ruolo che ricopre. Gli errori nei pagamenti si conferma un problema diffuso, che contrivbuisce a stress finanziari e insoddisfazione.

Flessibilità: un’esigenza ogni giorno più rilevante

Ma non c’è solo l’aspetto economico a fare da ago della bilancia tra soddisfazione e insoddisfazione sul luogo di lavoro. Anche la flessibilità è diventata un fattore cruciale, con un numero sempre maggiore di dipendenti che considera un valore la possibilità di gestire autonomamente i propri orari e sedi di lavoro. Tuttavia, per i dati di lavoro oggi è ancora una sfida trovare un equilibrio che soddisfi le diverse esigenze.

Salute mentale sul posto di lavoro: un imperativo sempre più riconosciuto

Aumenta poi la consapevolezza dell’importanza della salute mentale sul posto di lavoro. Eppure, molti dipendenti non si sentono adeguatamente supportati. Gli sforzi per promuovere il benessere psicofisico includono attività di team building e programmi di assistenza, ma sono ancora necessari miglioramenti significativi.

Navigare nell’incertezza: prepararsi per il futuro

Il futuro del lavoro è segnato da incertezza, con molteplici incognite che sia i datori sia i dipendenti devono saper affrontare. La buona notizia è che il livello di soddisfazione per il lavoro attuale rimane alto, così è ottimistica la visione per il futuro.

Un ambiente di lavoro in evoluzione

In un mondo del lavoro in costante mutamento, è fondamentale per i datori di lavoro comprendere e rispondere alle esigenze dei dipendenti. Offrire un giusto compenso, flessibilità, supporto per la salute mentale e opportunità di crescita professionale sono elementi cruciali per mantenere alta la soddisfazione e l’impegno dei dipendenti, preparandoli per affrontare le sfide future con fiducia.

Sostenibilità e consumo: gli studi sulle nuove abitudini degli italiani

Oggi la sostenibilità non solo è un trend per le aziende, ma anche per i cittadini che la considerano una bussola per le proprie azioni quotidiane.
Sono diverse le indagini che studiano i comportamenti di consumo degli italiani, che grazie ‘all’effetto Greta’ e alle numerose iniziative connesse all’Agenda 2030 dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, si dimostrano sempre più informati sulle pratiche sostenibili.

Da uno studio condotto nel 2023 dalla Fondazione Fratelli Tutti, il 78% del campione di intervistati afferma di conoscere bene o discretamente la sostenibilità economica, sociale e ambientale. Solo il 22% dichiara di avere una conoscenza superficiale o di non conoscere cosa sia.

Cosa frena i comportamenti responsabili?

I dati dell’Osservatorio per la Coesione e l’Inclusione Sociale rilevano come nel triennio 2018-2020 circa due terzi della popolazione italiana segua pratiche di consumo responsabile, con un incremento del +219% rispetto al dato contenuto nel rapporto Iref del 2002.

D’altra parte, si assiste alla polarizzazione delle pratiche tra i cittadini interessati e attivi (circa 60%) e gli ‘indifferenti’ che, pur essendo informati, dichiarano in modo crescente di non essere interessati a pratiche di consumo sostenibile.
Ma perché se la sostenibilità si sta affermando come tema centrale nella comunicazione, molti cittadini si dichiarano ‘indifferenti’? Cosa frena le persone dal comportarsi in modo responsabile?

La volontà non sempre trova riscontro nella pratica d’acquisto

La ricerca di Fondazione Unipolis e condotta da NeXt Economia cerca di dare una risposta a questa domanda, indagando le cause del perché nel corso del tempo un crescente numero di persone esprima la volontà di adottare abitudini di consumo sostenibili, ma la volontà non sempre trovi riscontro nella pratica e quindi nei comportamenti d’acquisto.

Secondo una ricerca di Procter & Gamble Italia insieme all’Istituto Piepoli, il tempo e la praticità sembrano essere i principali ostacoli alle scelte sostenibili, che insieme alle asimmetrie informative influiscono sulla percezione e l’effettiva importanza di un’azione concreta.

Un nuovo paradigma economico sostenibile è possibile?

Il questionario ‘Indicatori per un nuovo paradigma economico sostenibile’ messo a punto dall’indagine, oltre a monitorare negli anni lo stato di avanzamento del nuovo paradigma economico fra i cittadini italiani, vuole rilevare i diversi livelli di consapevolezza e le diverse forme di partecipazione. 

La compilazione sarà possibile attraverso il modulo online fino al 29 marzo 2024. La partecipazione del maggior numero di persone sarà fondamentale per approfondire le cause che non permettono una massiccia partecipazione dei cittadini alle azioni quotidiane di consumo responsabile. Nonché a implementare strategie per una crescente diffusione dei principi e dei valori di sostenibilità.

Iscrizioni scolastiche: dominano sempre i licei con il 55,63% delle preferenze

Con il 55,63% di domande sul totale delle iscrizioni, il liceo continua a essere considerato la prima scelta per gli studenti italiani. Gli istituti tecnici e i professionali mostrano però un trend in crescita. I primi rilevano il 31,66% delle iscrizioni (contro il 30,9% dello scorso anno) e i secondi il 12,72% (contro il 12,1 % dello scorso anno).

Il 10 febbraio si sono chiuse le iscrizioni all’anno scolastico 2024/2025 sulla piattaforma online Unica (unica.istruzione.gov.it). E secondo i dati rilevati sono ancora i licei a essere preferiti da oltre la metà delle studentesse e degli studenti italiani che devono effettuare la scelta della scuola secondaria di II grado.

Valditara: “La filiera del 4+2 ha registrato un interesse significativo”

Quest’anno per il mondo della scuola sono due le novità. La prima è l’avvio della sperimentazione della filiera tecnico professionale “4+2”, che ha raggiunto 1.669 iscrizioni, e la seconda riguarda i nuovi licei del “Made in Italy”, le cui iscrizioni sono 375.

“La filiera del 4+2 ha registrato un interesse significativo da parte delle famiglie, si tratta di un risultato importante e non scontato – ha dichiarato il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara -. Gli studenti da settembre potranno contare su un percorso e su programmi fortemente innovativi e su una maggiore sinergia con il mondo produttivo”.

Una nuova offerta formativa: il liceo del Made in Italy 

“Il Made in Italy è la nuova offerta formativa messa in campo dai licei che avevano già attivo l’indirizzo Scienze Umane con opzione Economico-sociale, pensata per una formazione tesa a valorizzare le eccellenze italiane riconosciute a livello internazionale – ha aggiunto il ministro -. Una opzione che dal prossimo anno potrà rafforzarsi nell’alveo dei licei più tradizionali. È importante – ha proseguito Valditara – avere ampliato l’offerta formativa a disposizione degli studenti italiani venendo incontro alle esigenze e alle nuove sfide del mondo del lavoro. È la strada giusta per una scuola di successo per i nostri ragazzi”.

Piattaforma Unica: semplice e veloce, apprezzata dal 92% degli utenti

Quest’anno, inoltre, le famiglie hanno mostrato un notevole apprezzamento per la nuova piattaforma Unica, per semplicità e velocità delle procedure anche da dispositivo mobile. Il 92% circa degli utenti ha infatti affermato di ritenere efficiente il funzionamento del servizio offerto, mentre il 93% degli stessi ha gradito la semplicità di utilizzo del servizio.

Osservazione della Terra: in Italia è un mercato da 230 milioni di euro, +15% 

Secondo i dati dell’Osservatorio Space Economy della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2023 il mercato italiano dei servizi di Osservazione della Terra ha proseguito la sua crescita, raggiungendo 230 milioni di euro, +15% rispetto al 2022.

Per le sue implicazioni sullo sviluppo tecnologico ed economico anche in settori tradizionalmente distanti, in Italia il settore spaziale è sempre più strategico. E alla filiera italiana dello spazio sono riconosciute alte competenze tecnologiche nei diversi ambiti: Osservazione della Terra, Comunicazione Satellitare, Navigazione Satellitare e Esplorazione Spaziale, e un’integrazione su tutta la value chain. Ma per la creazione di un mercato sostenibile e competitivo sul piano internazionale è necessaria la creazione di un vero ecosistema, che al momento risulta ancora embrionale. 

Una componente rilevante della New Space Economy

“Il mercato dell’Osservazione della terra, componente rilevante spesso associata all’intera concezione della New Space Economy, registra un aumento rispetto agli anni precedenti che ne consolida ancor maggiormente l’importanza all’interno della Space Economy nazionale – spiegano Angelo Cavallo e Camilla Colombo, Responsabili Scientifici dell’Osservatorio Space Economy -. Il 71% del fatturato delle imprese del settore è generato da forniture al comparto pubblico, mentre il restante 29% grandi imprese, Pmi e startup. Un trend che in parte è dovuto alle innumerevoli risorse messe a disposizione tramite bandi pubblici, PNRR in primis. In termini di distribuzione geografica, il 35% del fatturato è dovuto al commercio interno, mentre il 65% è frutto di relazioni oltreconfine”. 

Le Pmi “spaziali” sono l’83% del totale

Le Pmi che compongono la filiera spaziale sono l’83% del totale, ma faticano ad avere le Agenzie Spaziali come clienti, per difficoltà a partecipare a bandi e gare pubbliche.

In questo contesto, l’espansione della Space Economy verso settori non spazio è agli inizi. Oggi, solo il 10% delle aziende End-User (imprese potenzialmente clienti di applicazioni derivanti dall’utilizzo combinato di tecnologie spaziali e digitali) si sta interessando a iniziative legate alla Space Economy, il restante 90% non conosce il tema o non lo percepisce di valore.

Tecnologia: vincono i modelli “as a service” 

Da un punto di vista commerciale si conferma l’interesse per gli In-Orbit Services, dalla riparazione di satelliti al rifornimento in orbita, passando per la riallocazione orbitale e l’assemblaggio componenti 3D.
Sull’onda dell’Everything-as-a-Service che continua a caratterizzare i più diffusi business digitali, anche nello spazio si assiste alla diffusione di modelli di business servitizzati, nello specifico, Satellite as a Service (SaaS) e l’Insight as a Service (IaaS).

Il primo fa riferimento alla possibilità di trasmettere dati e usufruire di servizi satellitari, delegando le complesse operazioni satellitari e la raccolta di dati a fornitori terzi. Con il modello IaaS, invece, non solo avviene la trasmissione dei dati satellitari, ma vengono anche condivisi i cosiddetti ‘actionable insights’, cioè le informazioni operative che derivano da tali dati.

Mercato Tech in discesa: -6,4% fatturato, -7,3% volumi nel 2023

Dopo un 2022 leggermente negativo (-2,7%), secondo i dati GfK Market Intelligence il mercato italiano della Tecnologia di consumo ha chiuso il 2023 con una flessione più marcata del fatturato, il -6,4%, per un valore complessivo del mercato pari a 16 miliardi di euro a fine anno.
Il trend è leggermente più negativo se si analizzano i volumi venduti. In questo caso, il calo è stato del -7,3% rispetto al 2022.

Insomma, quello da poco concluso è stato un anno difficile per il mercato della Tecnologia di consumo.
Secondo i dati GfK, il trend negativo interessa sia i punti vendita tradizionali sia il canale online. Tra i principali comparti, gli unici a crescere sono il Grande Elettrodomestico e il Piccolo Elettrodomestico.

Il peso delle vendite online in Italia è tra i più bassi d’Europa

Il settore Tech sta vivendo una fase di rallentamento della domanda, dovuto sia all’effetto saturazione sia alle preoccupazioni dei consumatori legate a carovita e crisi internazionali. Ma se si confrontano i dati con quelli del 2019 il 2023 registra un aumento di fatturato del +8,3%.
La negatività riguarda sia le vendite effettuate sui canali tradizionali, diminuite del -7,1% rispetto al 2022 sia quelle effettuate sul canale online, anche se in maniera più limitata. In questo caso, il calo è stato del -4,4% a valore.

A fine anno le vendite online sono arrivate a pesare il 26,8% del mercato Tech nel suo complesso. Un dato sostanzialmente stabile rispetto al 2022, quando pesavano per il 26,2%. E seppure in crescita, il peso delle vendite online in Italia rimane tra i più bassi in Europa.

Solo grandi e piccoli elettrodomestici rimangono in area positiva

La contrazione delle vendite riguarda quasi tutti i comparti della Tecnologia di consumo. Fanno eccezione solo il Grande Elettrodomestico (+3%) e il Piccolo Elettrodomestico (+0,3%), che rimangono in area positiva.
Registra un calo del -2,2% a valore la Telefonia, che si conferma come il settore più importante per giro d’affari generato.

Il comparto più negativo in assoluto è quello dell’Elettronica di Consumo, che registra una contrazione del -28,7%. Dopo la forte crescita del 2021 e del 2022 dovute allo switch-off, il 2023 conferma quindi il rallentamento della domanda per questi prodotti. Ma il trend negativo riguarda anche il settore dell’Information Technology/Office e il Photo, che chiudono l’anno con un calo delle vendite rispettivamente del -8,6% e del -6,9% a valore.

Nel 2024 l’AI darà un impulso positivo al mercato?

Nel corso del 2023 ha visto un leggero calo delle vendite anche l’Home Comfort (-2,8%), un comparto che nel 2022 aveva registrato performance particolarmente positive (+25,3% a valore rispetto all’anno precedente), ma che nel 2023 ha pagato una stagione estiva concentrata nei soli mesi di luglio e agosto.

La vera sfida nel 2024 sarà l’introduzione sempre più massiccia dell’Intelligenza Artificiale in molti settori della Tecnologia di consumo, con la speranza che queste innovazioni possano dare un impulso positivo al mercato.

Viaggi e turismo: l’e-commerce traina la crescita del settore

Nell’arco di 4 anni l’e-commerce aumenta di 12 punti l’incidenza sul settore turistico. Nel 2023 il canale digitale vale 20,4 miliardi, il 56% del totale.
È quindi grazie all’e-commerce che il turismo in Italia continua il suo percorso di ripresa, superando i livelli pre-Covid e raggiungendo quota 36,6 miliardi di euro (+10% vs 2019, +13% vs 2022). Per il 2024 si stima un risultato compreso fra 37,2 e 41,2 miliardi. 

Anche il turismo organizzato nel 2923 vive un forte rimbalzo rispetto al 2022, con valori che tornano in linea con quelli pre-pandemia. Il tour operating cresce infatti del 40%, mentre quello delle agenzie di viaggio del 26%. 
Sono alcuni dati emersi dalla decima edizione dell’Osservatorio Travel Innovation della School of Management del Politecnico di Milano

Agenzie di viaggio sempre più digitalizzate

Le agenzie di viaggio cominciano a utilizzare strumenti di AI per creare contenuti, svolgere attività di marketing, gestire la relazione con il cliente e creare nuovi itinerari, sebbene manchi ancora una piena conoscenza di questi strumenti.
Le agenzie di viaggio offrono in modo piuttosto diffuso anche soluzioni di flessibilità nei pagamenti, come il buy-now-pay-later (18%).

A fine 2022 le aziende del turismo organizzato, tramite un capitolo dedicato del PNRR, hanno avuto la possibilità di presentare domanda per l’accesso al credito d’imposta per la digitalizzazione, con una dotazione finanziaria complessiva di 19 milioni di euro. L’opportunità è stata sfruttata da circa un’agenzia su quattro, principalmente per innovare soluzioni hardware (81%) e software (67%).

Le prenotazioni si fanno online

Il risultato raggiunto dal mercato dell’ospitalità nel 2023 è stato possibile grazie alla ripresa dell’incoming, che ha portato le presenze nelle strutture ricettive a crescere del 13% nel primo semestre anno su anno, ma anche alla crescita del 12% delle tariffe alberghiere.

In forte ascesa risultano il comparto dell’extra-alberghiero, i cui servizi stanno facendo sempre più presa anche sul segmento business, e quello dell’open air, che negli anni del Covid raggiunge un valore stimato tra 2,5 e 3 miliardi di euro.
Per quanto riguarda le prenotazioni, il canale diretto rimane prevalente. In particolare, tornano a crescere quelle online (22%) a discapito delle dirette tramite e-mail, telefono, di persona (33%).
In leggero aumento anche il transato tramite online travel agency (OTA) e altri intermediari online (34%). 

Il mercato delle esperienze

L’aumento di interesse per le esperienze all’aria aperta porta il solo mercato di tour e attività outdoor a sfiorare il miliardo di euro, pur rappresentando solo circa un quinto del mercato complessivo delle esperienze.
Quanto alle caratteristiche del mercato degli operatori di esperienze outdoor, le prenotazioni dirette sono la maggior parte (68%). Tuttavia, si rafforza velocemente anche l’intermediazione online, da cui oggi passa il 16% del valore transato.

Non mancano, anche nel caso delle esperienze, strumenti di flessibilità, come la possibilità di cancellazione gratuita, offerta dalla maggior parte degli operatori (84%), perlopiù fino a uno o due giorni prima dello svolgimento.

Mutui: calano i tassi e con le surroghe green rate del mutuo ancora più basse

Il 2023 si è chiuso con un calo dei tassi fissi. Un dato positivo non solo per aspiranti mutuatari, ma anche per chi ha già un finanziamento in corso e vuole surrogarlo. A quanto emerge dall’analisi di Facile.it oggi per un mutuo surroga gli indici partono dal 3,10%.

Ma le buone notizie arrivano anche per chi ha il mutuo legato a un immobile nelle prime classi energetiche e vuole cambiare banca. Si tratta delle cosiddette surroghe green, finanziamenti destinati ai proprietari di abitazione nelle classi energetiche A o B, e desiderano, appunto, cambiare banca.

Un’opportunità estremamente vantaggiosa per mutui a tasso fisso e variabile

“Il calo degli indici ha determinato una diminuzione significativa dei tassi fissi offerti dalle banche – commenta Ivano Cresto, Managing Director prodotti di finanziamento di Facile.it – e la surroga può diventare un’opportunità estremamente vantaggiosa per chi ha un mutuo a tasso variabile, ma anche per chi ha un fisso sottoscritto a partire dalla seconda metà del 2022.  Oggi, poi, gli istituti di credito stanno dando molta attenzione anche ai finanziamenti destinati alle case nelle prime classi di efficienza energetica, con un importante impulso ai mutui green, che già lo scorso anno rappresentavano il 7,2% delle richieste totali sulla prima casa”.

In alcuni casi finanziamenti estesi anche a immobili in classe C

Le condizioni sui tassi fissi rilevate a gennaio 2024 da Facile.it sono addirittura più convenienti se si guarda all’offerta green delle banche.
I prodotti di finanziamento destinati normalmente a immobili in classe energetica A o B in alcuni casi, vengono estesi anche a quelli in classe C.

Prendendo in considerazione un finanziamento standard a tasso fisso (126.000 euro da restituire in 25 anni a fronte di un LTV del 70%), i migliori tassi fissi per un mutuo green prima casa partono addirittura da 2,60%, con una rata mensile pari a 572 euro.
Con le surroghe green i tassi fissi agevolati scendono ulteriormente, fino ad arrivare al 2,45%. Dati alla mano, il potenziale risparmio è notevole, soprattutto per chi ha un mutuo a tasso variabile di recente sottoscrizione.

La rata si abbatte anche del 25%

Sempre ipotizzando un finanziamento standard, il mutuatario potrebbe abbattere la rata fino al 25%, portandola dagli attuali 750 euro a circa 570 euro, con un risparmio di quasi 180 euro.

Per il tasso variabile è stato considerato un finanziamento sottoscritto a gennaio 2022 con tasso TAN iniziale pari a 0,67% (Euribor3m+1,25%).
La stima sulla variazione delle rate non tiene però in considerazione l’ammortamento della quota capitale, elemento che potrebbe variare in base alle caratteristiche del mutuo.

Il 2024 è l’anno della cybersicurezza

Siamo sopravvissuti a un anno difficile, non solo per gli attacchi cyber sventati, ma soprattutto per un mercato della sicurezza cibernetica ancora polarizzato dalle multinazionali consulenziali. Secondo Luisa Franchina, Presidente dell’Associazione Italiana esperti Infrastrutture Critiche, il 2023 si chiude con l’alba del nuovo mondo della certificazione di prodotto. Rispetto alle Pmi, grandi aziende italiane e Infrastrutture Critiche sono già preparate, e hanno costituito la massa critica della resistenza italiana contro gli attacchi cyber.

Occorre quindi lavorare sulla diffusione delle competenze, la formazione di personale tecnico, non solo manageriale, e sulla creazione di capacità che possano consentire anche a Pmi e PA di impostare assetti strategici di security, e non solo ricorrere a patch tecnologiche a macchia di leopardo.

Presidiare i sistemi IoT

Per Alessio Aceti, ceo HWG Sababa, nel 2024 gli attaccanti sfrutteranno sempre più i dispositivi IoT delle organizzaizoni, sia all’interno di botnet sia all’interno della rete dell’attaccato per poter scegliere tempi e modalità per sferrare attacchi più remunerativi.

I dispositivi IoT non sono quasi mai gestiti dai responsabili IT. Gli attaccanti sono quindi consapevoli che queste ‘porte’ sono meno presidiate dal lato security, e al contempo consentono accesso alla rete aziendale.
Ecco perché sarà necessario focalizzarsi sui sistemi IoT affrontando la gestione del ciclo di vita dei dispositivi, il tema delle vulnerabilità e quello della gestione delle identità e degli accessi privilegiati.

Smart City e AI

Le città digitali del futuro porteranno poi con sé tanti vantaggi per i cittadini, ma anche nuovi rischi. L’evoluzione delle città, sempre più connesse, porterà inevitabilmente in primo piano la necessità di proteggere i servizi essenziali (reti elettriche e idriche, infrastruttura del trasporto pubblico e della smart mobility) dai potenziali attacchi dei cybercriminali.

Quanto all’impatto dell’Intelligenza artificiale, il suo utilizzo nel settore della cybersecurity sarà la necessaria evoluzione per contrastare attacchi sempre più pervasivi. E potrà consentire di affrontare un numero maggiore di minacce in modo pratico ed efficace.

Il cellulare è il nuovo endpoint

Secondo Lior Tabansky, Head of Research Development Interdisciplinary Cyber Research Center dell’Università di Tel Aviv, è il cellulare il nuovo punto di connessione critico con la rete esterna.

I principi di Zero Trust Security prenderanno sempre più piede all’interno delle organizzazioni pubbliche e private, e la sicurezza dei dispositivi mobili diventerà il settore da rendere meno penetrabile. Ambito che riguarda l’utilizzo delle tecnologie per la gestione dei flussi di dati personali, dove la sicurezza è interamente basata sulla fiducia. Ma che coinvolge anche molti soggetti ‘partner’, primi fra tutti i giganti Google e Apple e ora anche Open AI, che tenteranno di esercitare un controllo sempre più in conflitto con i poteri giuridici dei singoli Paesi.
Insomma, riporta Adnkronos, tutte le grandi potenze mondiali cercheranno di avere una propria area specifica di influenza, azione e business anche all’interno del cyber spazio.

Arriva l’anno nuovo: gli italiani temono la manovra economica

Gli italiani temono l’arrivo del 2024 e sono perplessi riguardo le scelte del Governo in materia economica. È quanto ha scoperto Ipsos, che ha chiesto agli italiani se dal punto di vista economico temono l’arrivo del nuovo anno.
Oltre la metà degli intervistati, il 56%, dichiara di temere il 2024, e soltanto il 35% afferma di guardare al nuovo anno con serenità. Un 9%, invece, preferisce non esprimersi.

Oltre ad avere indagato le opinioni delle italiane e degli italiani rispetto ai provvedimenti presenti nella manovra finanziaria del Governo, Ispos ha esplorato le opinioni sul tema pensioni, sull’episodio accaduto durante la Prima della Scala, nonché sulla diffida del ministro della cultura Gennaro Sangiuliano nei confronti della trasmissione televisiva ‘Un giorno da pecora’.

Manovra, pensioni e Un giorno da Pecora: diffidare sì o no?

I sondaggi politici Ipsos vengono presentati durante la trasmissione televisiva DiMartedì. E secondo quanto rilevato, la maggioranza delle persone intervistate (57%) condivide l’affermazione secondo cui ‘Il Governo vuole fare cassa sui pensionati’. Al contrario, una quota minore (29%) ritiene che ‘Il Governo stia dalla parte dei pensionati’. Il 14% non si esprime al riguardo.

Quanto alla decisione presa dal ministro Sangiuliano di diffidare la trasmissione satirica ‘Un giorno da pecora’ dal prenderlo in giro, la maggioranza degli intervistati (63%) dichiara di non essere d’accordo, sostenendo che la satira va lasciata libera di scherzare su tutti.
È soltanto il 22% a essere favorevole alla decisione presa dal ministro, e credere che i ministri vadano rispettati anche dalla satira. Il 15% non ha un’opinione al riguardo.

La Digos alla Prima della Scala  

I sondaggi politici Ipsos hanno indagato anche le opinioni in merito all’episodio accaduto durante la Prima della Scala, quando una persona presente tra il pubblico ha gridato ‘Viva l’Italia antifascista’.

L’identificazione da parte della Digos dello spettatore è stata giudicata come un ‘brutto segnale’ dalla metà degli italiani. Il 39%, invece, sostiene sia stato un normale controllo, e l’11% non si esprime al riguardo.

Le condizioni di vita peggiorano: colpa dell’esecutivo?

La maggioranza di governo è salda, ma più per mancanza di alternative che per un reale apprezzamento della popolazione nei suoi confronti.
Secondo Ipsos, infatti, gran parte degli italiani, il 53%, pensa che la politica economica del Governo sia stata inefficace. Solo il 37% sostiene il contrario, mentre il 10% non si esprime.

Del resto, a causa dell’inflazione e del rallentamento della crescita sono pochi, il 17%, quelli che affermano che grazie all’esecutivo le condizioni di vita personali sono migliorate.
Ben il 69% risponde seccamente di no. Anche qui non sono pochissimi quelli che non si esprimono o sono indecisi, il 14%.