Consumi e stili di vita: tanti futuri possibili e scenari incerti

Guerra e cambiamenti geopolitici, climatici, migrazioni, Intelligenza artificiale e mercato del lavoro, inflazione e possibile crisi economica. Non sono mai stati così tanti i futuri possibili e di conseguenza incerti e cupi gli scenari. Esaurita l’esuberante crescita post pandemica, l’economia italiana perde la spinta dei consumi che hanno sostenuto il Pil nella prima parte del 2023.  Prospettive appesantite dall’eccezionale crescita dell’inflazione che ha abbattuto il potere d’acquisto in una misura pari a 6.700 euro pro-capite. Secondo l’80% dei manager bisognerà aspettare almeno il 2025 prima che la crescita dei prezzi torni ai livelli pre-pandemici.  Di fatto, secondo il Rapporto Coop 2023 – Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e domani, redatto dall’ufficio Studi di Ancc-Coop, nei prossimi mesi il 36% degli italiani ridurrà i consumi.

Lavorare di più per difendersi dal carovita

A fronte di un drammatico impoverimento, la dinamica delle retribuzioni resta insufficiente. Il 70% degli occupati avrebbe bisogno almeno di un’altra mensilità per condurre una vita dignitosa. Da qui la tendenza ad aggiungere lavoro al lavoro come strategia di difesa dal carovita, aumentando il numero di ore lavorate (27%) o eseguendo lavoretti aggiuntivi (25%). Ma a dispetto di questo impegno ulteriore, l’impatto devastante dei prezzi trascina 27 milioni di italiani (+50% vs 2021) in una condizione di disagio duraturo, costringendoli a rinunciare allo standard di vita minimo accettabile almeno in un ambito. Il 10% non arriva a fine mese e un’ulteriore 23% ci arriva, ma teme di non farcela. 

Classe media e GenZ più in difficoltà

Anche se in un qualche modo si sbarca il lunario, si fanno grandi rinunce (20%) o sacrifici. Tra le famiglie middle class meno della metà riuscirebbe a fare fronte senza difficoltà a una spesa imprevista di 800 euro. La categoria più in difficoltà è quella dei giovani: la GenZ (18-34enni) vive in una sorta di apartheid in termini retributivi, e il dislivello generazionale con i boomers è impietoso.
A fronte di una retribuzione media, i primi scendono del 23% mentre i secondi salgono di oltre il 17%. E a parità di inquadramento, un giovane italiano guadagna quasi la metà di un over50.
Non stupisce se il 40% di loro immagina di vivere altrove da qui a 2/3 anni e il 20% sta progettando di farlo.

Un ostinato ottimismo sostenuto dagli psicofarmaci

Eppure, gli italiani continuano a manifestare una sorprendente assenza di rabbia o rancore sociale. La fotografia scattata dal Rapporto è di un Paese certamente inquieto (30%, +6% vs 2022), dove crescono i timori (32% vs 20%), ma che vede rafforzare fiducia (36%), serenità (29%), accettazione (23%) e aspettativa positiva (28%). Un ostinato, pacato, ottimismo che costituisce uno dei grandi punti di forza del sistema Paese, ma che fa emergere anche tutta la fatica quotidiana per tenere insieme i pezzi.
Non sorprende che 1 italiano su 5 faccia un uso più o meno abituale di psicofarmaci, e che i farmaci per ipertensione, gastrite e stress svettino in cima alla classifica dei medicinali più venduti.

Care vacanze: per 5 milioni di italiani costano troppo

Secondo l’indagine di Facile.it e Consumerismo No Profit sono oltre 5 milioni gli italiani che quest’anno non partiranno a causa degli aumenti generalizzati dei prezzi. Nella migliore delle ipotesi tali aumenti hanno eroso la capacità di risparmio delle famiglie, ma nella peggiore hanno intaccato i risparmi accantonati negli anni passati, pregiudicando la possibilità di concedersi una vacanza estiva.
E circa 3,2 milioni di italiani alla fine hanno deciso di rinunciare a partire, soprattutto i giovani tra 18-24 anni, di cui il 53,8% è restato a casa per questa motivazione. Ma gli italiani che nonostante tutto sono riusciti a mettere da parte un piccolo budget da destinare alle ferie hanno però dovuto fare i conti con un secondo problema, il caro-vacanze. Dai trasporti agli hotel fino ai gelati quest’anno tutto costa di più.

Voli: tariffe cresciute di oltre il 50% 

Secondo l’indagine i prezzi dei treni sono in linea con i periodi precedenti, e tranne acquisti dell’ultimo minuto non hanno subito grandi oscillazioni. Diversamente, i voli nazionali ed esteri sembrano aver subito incrementi anche oltre il 50%. Anche chi sceglierà di raggiungere la destinazione estiva con il proprio veicolo dovrà fare i conti con l’aumento del prezzo del carburante. Da giugno a fine luglio i prezzi di diesel e benzina sono aumentati rispettivamente dal 6% al 12% e dal 5% all’11%. Ma i prezzi potrebbero essere decisamente più elevati se ci si rifornisce in autostrada, dove le tariffe tendono a essere più alte.

Quanto costa una giornata in spiaggia? Anche 50 euro

I prezzi di hotel, B&B e case vacanza hanno raggiunto il picco storico. Per una sola notte in B&B o hotel in due a Roma la spesa media si aggira intorno a 150 euro. A Milano anche 180, e paradossalmente anche località fino a qualche tempo fa più economiche, come Napoli e Palermo, ormai sembrano essere diventate mete solo per chi può spendere molto. Quanto alle spiagge, una giornata in spiaggia libera può costare anche il 75% in meno di una giornata presso uno stabilimento attrezzato, dove attualmente i prezzi giornalieri oscillano tra 30 e 50 euro per due lettini e un ombrellone.

Gelati: a Roma un cono piccolo supera i 4 euro

Non sedersi a tavola prima di aver visto i prezzi. Preferire i giorni della settimana meno affollati. Attenzione al costo di vini e alcolici, che spesso determinano anche il 50% dell’importo del conto. Sono le buone abitudini da osservare per non farsi andare di traverso il boccone. Ma è il prodotto tipico dell’estate quest’anno a essere particolarmente salato. Il gelato sta infatti registrando sensibili rincari: a maggio l’incremento medio è del +22% rispetto al 2022. A pesare sui listini è l’incremento dei costi delle materie prime, come uova, zucchero, frutta, ma anche il caro-energia che determina aggravi dei costi di produzione. A crescere sono i prezzi dei gelati venduti ai supermercati, nei bar, ma anche coni e coppette delle gelaterie. A Roma nelle zone più turistiche un cono piccolo da due gusti supera i 4 euro.

Authenticity, cos’è la nuova tendenza dei Millennials?

La società odierna è descritta sempre più come complessa (71%), superficiale (58%) e finta (45%), un “luogo” dove c’è poco tempo libero da dedicare a se stessi e a ciò che veramente conta (66%). Troppo spesso siamo sommersi da pensieri e preoccupazioni (49%), mentre ciò che si percepisce è una crisi di valori e un senso di confusione (45%). Questa situazione provoca diverse sensazioni: disagio (61%) e paura (50%), ma anche una voglia di reagire (58%). I giovani non accettano più passivamente questa realtà e sembrano aver cambiato rotta adottando un nuovo stile di vita alla ricerca di ciò che è autentico e vero. Questo emerge da uno studio basato sulla metodologia WOA (Web Opinion Analysis) condotto da Grom in occasione del lancio della campagna “Autentico Piacere”. 

Uno stile di vita che va oltre le apparenze

La nuova tendenza chiamata “Authenticity” coinvolge le giovani generazioni dei Millennials e Gen Z, che hanno notato un aumento di autenticità intorno a sé stessi (61%). Questa volontà e capacità di gustare ciò che vale veramente diventa il motore di uno stile di vita che guarda oltre le apparenze. Le nuove generazioni iniziano a preferire l’autenticità all’epoca delle immagini filtrate, del multitasking e della corsa al successo e al possesso. Gli autentici sono convinti della necessità di ritrovare la semplicità e l’autenticità nelle attività che svolgono (62%) e di concentrarsi solo su ciò che è essenziale per la loro vita (65%). Credono che questo approccio migliori la qualità della vita (75%), portando maggiore serenità e benessere.

Non lusso, ma genuinità

Il sogno di essere autentici non riguarda più luoghi di lusso e fuggi impossibili, ma momenti, posti e piaceri semplici e genuini. La maggioranza vive azioni quotidiane come autentici momenti di autenticità: giocare con i bambini (66%), passeggiare in città con gli amici (61%) e stare a contatto con la natura (52%). Anche nell’alimentazione, i giovani cercano momenti autentici, come condividere un pasto a tavola con parenti e amici (72%) o gustare un gelato (57%), soprattutto se il gusto è fedele alle aspettative. Prestano particolare attenzione al cibo autentico, che implica ingredienti di qualità (29%), ricette legate alla tradizione culinaria italiana (22%) e sostenibilità (18%). Se vivono l’autenticità e il piacere nel tempo libero, soprattutto durante momenti conviviali (68%), si sentono meno autentici al lavoro, specialmente durante le interazioni con gli altri, che sentono autentiche solo durante le pause (35%).

Conta più l’essere che l’avere

L’indagine mostra un nuovo orientamento verso l’essenziale. Per i giovani, l’autenticità significa dare maggiore importanza all'”essere” rispetto all'”avere” (65%), vivere solo esperienze degne di essere vissute (58%) e cercare la semplicità nelle cose (51%). Secondo lo psicoterapeuta Luca Mazzucchelli, l’autenticità è un elemento chiave per il benessere personale, rappresentando l’essenza autentica di una persona, al di là delle maschere e delle aspettative sociali. La tendenza delle nuove generazioni verso l’autenticità può essere vista come un segno di crescita psicologica, liberandosi dalle aspettative sociali per esprimere sé stessi pienamente.
I momenti semplici sembrano essere la migliore lente attraverso cui guardare e godersi i piaceri del mondo. 

Autenticità in 4 mosse

Lo psicoterapeuta Mazzucchelli ha condiviso quattro regole per seguire il trend dell’autenticità nella vita di tutti i giorni: conoscere se stessi, agire in modo coerente ai propri valori, valorizzare la semplicità e ricercare la qualità anziché la quantità. Questi principi possono aiutare le persone a vivere una vita autentica e soddisfacente.

Social media: BeReal conquista i Gen-Zers italiani

Non c’è dubbio: secondo l’agenzia di analisi Comscore il social di maggior successo tra i ragazzi della GenZ in Italia è BeReal, l’app mobile che punta tutto su genuinità e velocità. Ogni giorno BeReal invia agli utenti una notifica a un orario casuale, invitandoli a condividere una foto entro due minuti.
Sempre secondo Comscore, da aprile 2022 ad aprile 2023, a dispetto dei più rinomati concorrenti dove a primeggiare sono filtri e personalizzazioni estreme, la francese BeReal ha guadagnato in Italia circa 609mila nuovi utenti in un anno, più della Spagna (552mila) e poco meno del Regno Unito (698mila).

YouTube in testa in termini di “reach”

Il pubblico di riferimento dell’app è appunto quello dei ragazzi tra 18 e 24 anni. Ma in termini di ‘reach’, ovvero di utilizzo dei social per gruppi di età, YouTube per device mobili è in testa in tutti e tre i Paesi, raggiungendo il dato più alto in Spagna (87%). Dopo BeReal, in Italia a vantare la crescita maggiore è Twitch, la piattaforma dedicata allo streaming di videogame, seguita da Reddit e Snapchat.
Più indietro le app di Meta, come Facebook e Instagram, mentre si assiste a una risalita di Pinterest, sempre più un motore di ricerca visiva su argomenti come cucina e altri hobby, riporta Ansa.

Il calo di Twitter

Il calo di popolarità di Twitter è un’altra evidenza mostrata da Comscore: solo poco più del 10% dei GenZ italiani accede con frequenza al social controllato da Elon Musk, un dato più basso del 30% se riferito al Regno Unito e al 40% della Spagna. In ogni caso, la Gen Z è nota per essere molto esperta di social media e piattaforme. Ma non tutte le piattaforme sono uguali, e con l’emergere di nuove tendenze diventa sempre più difficile tenere traccia del dove gli utenti di questa generazione trascorrono il proprio tempo.

LinkedIn e Facebook preferiti dai più “anziani”

Confrontando la GenZ con la popolazione digitale generale, i Gen-Zers superano i valori medi sulla maggior parte delle piattaforme social, con le eccezioni di LinkedIn e Facebook. Alcuni degli indici più alti sono appunto su BeReal, Twitch, Reddit e Snapchat.
Comparando l’utilizzo dei social media o piattaforme della GenZ rispetto ad altri gruppi di età, il focus è su YouTube, Instagram, TikTok, Snapchat, Facebook e Twitter, che mostrano una reach molto alta tra i Gen-Zers. Per YouTube la fascia di età 18-24 anni mostra la reach più alta in Italia e Spagna, mentre nel Regno Unito la fascia di età 25-34 li supera di 6 punti percentuali di copertura.

I cinque motivi principali delle richieste di contatto alle aziende 

Skebby.it, la piattaforma che offre servizi professionali di mobile marketing & service, ha svolto un’indagine per capire quali sono i primi 5 motivi per cui le aziende vengono contattate più spesso dalla clientela. Se in passato le aziende venivano contattate per richiedere informazioni generali, oggi molte risposte a queste domande sono già disponibili sui siti web delle aziende stesse, o possono essere trovate facilmente anche in autonomia cercando in Rete.
I clienti, quindi, ora tendono a chiedere informazioni più precise. E le aziende devono tenerne conto per scegliere modalità e canali di comunicazione da utilizzare con i consumatori.

Spedizioni, ordini, prodotti, rimborsi, fatturazione e pagamenti

Il primo motivo per cui gli italiani si rivolgono alle aziende è quello di ottenere aggiornamenti sulla spedizione dei prodotti acquistati (18,8%), anche a integrazione di quanto è già presente sul sito Internet dell’azienda o del corriere. Al secondo posto, la richiesta di maggiori dettagli sul servizio o sul prodotto che si intende acquistare o si è già acquistato (15,4%), mentre al terzo, le richieste di informazioni sull’ordine effettuato (13,4%). Gli aggiornamenti su rimborsi o sul cambio di prodotto sono poi al quarto posto (12,6%), mentre il quinto motivo per cui si contattano le aziende è legato alle questioni relative a fatturazione e pagamenti (11,8%).

I clienti hanno esigenze concrete


“Le principali motivazioni per cui ci si rivolge alle aziende oggi sono molto concrete e riguardano informazioni specifiche, che richiedono a loro volta risposte precise e veloci – commenta Domitilla Cortelletti, Marketing Manager di Skebby.it -. Tra le possibilità messe a disposizione non deve, quindi, mai mancare quella degli SMS, che consentono di creare conversazioni efficienti, e tramite link ed emoji, anche particolarmente coinvolgenti. Utilizzando una piattaforma di invio e ricezione SMS, ad esempio, le aziende possono, semplificare le procedure di contatto, contenere i costi e al contempo sfruttare un canale meno inflazionato rispetto a e-mail e messaggistica istantanea, e che inoltre, consente di raggiungere tutti i telefoni, non solo gli smartphone, potendo così includere anche le fasce di popolazione più anziana”.

Il Customer Care influenza il processo di acquisto

Il Servizio Clienti ha assunto nel tempo un ruolo sempre più importante, fino a costituire oggi un fattore che influenza in modo significativo il processo di acquisto e l’esperienza complessiva del cliente. I tempi di risposta, la disponibilità degli operatori nell’offrire supporto e la facilità di contatto rappresentano elementi chiave per la valutazione complessiva della customer experience. Perché la qualità della relazione con la clientela è un aspetto cruciale del processo di vendita.

Il vento dell’est soffia sull’automotive: i trend della mobilità in Italia

Secondo uno studio condotto da ANIASA e Bain & Company, Il vento dell’Est soffia sull’automotive, grazie a costi di produzione più competitivi, nei prossimi anni i costruttori dell’Est Europa e asiatici conquisteranno crescenti fette di mercato. Dal 2015 a oggi l’Europa ha perso la produzione sul proprio territorio di 5 milioni e 300mila vetture, oggi prodotte per lo più in Cina. Complici la crisi dei chip e la guerra in Ucraina, si assiste inoltre a un ulteriore invecchiamento del parco circolante, con emissioni in aumento. Insomma, il settore automotive è destinato a cambiare molto più di quanto non abbia fatto negli ultimi decenni. Non solo nuovi modelli, anche nuove motorizzazioni (BEV, HEV), produttori, modelli di business, mix di segmenti, e nuovi canali, come il noleggio.

Crollano le rottamazioni: il parco circolante cresce e invecchia

Gli italiani rimandano l’acquisto dell’auto e per lo più finiscono per tenersi la propria, come confermato dal drastico crollo delle rottamazioni: nel 2022 quasi mezzo milione in meno. La naturale conseguenza di questi fattori è una crescita continua del parco circolante, nonché della sua età media, che ormai raddoppia i livelli di 20 anni fa, superando i 12 anni di età per vettura. E quando gli italiani devono proprio cambiare l’auto, preferiscono sempre più noleggiarla anziché acquistarla.
In questo contesto, dunque, incentivi e sconti aggiuntivi, se ben orchestrati, sono l’unico elemento che potrebbe far prendere in considerazione l’acquisto di un’auto nuova.

Crolla anche il mito delle piccole elettriche da città

Almeno per il momento crolla il mito delle piccole elettriche da città. La progressiva elettrificazione sta portando infatti a un graduale disimpegno dei costruttori tradizionali dal segmento delle utilitarie. A oggi, i veicoli elettrici ottengono la quota maggiore nei segmenti di vetture medio-grandi.
Nelle immatricolazioni del primo trimestre 2023, la quota BEV nelle vetture medie/grandi è pari a circa il 13% del totale, contro il 2,6% nelle compatte. Le BEV si confermano, inoltre, più concentrate nelle grandi città. A vincere sono sempre i motori benzina e le auto ibride mild.
Si conferma poi la centralità della sostenibilità economica come fattore determinante nelle abitudini di consumo degli italiani. Auto e trasporto pubblico sono vincenti grazie alla loro convenienza e flessibilità per tutti i fini di mobilità. 

L’Europa cede lo scettro alla Cina

In risposta alle esigenze di sostenibilità economica, il mercato italiano sta diventando sempre più appannaggio di costruttori dell’Est, in grado di produrre auto a costi più competitivi. Dalla Cina si affacciano nuovi attori nativi EV, non solo nella parte di mercato mainstream, ma anche nei segmenti top. Non a caso, alcuni brand asiatici hanno già scalato molte delle prime posizioni nelle vendite globali di vetture elettrificate, scavalcando anche Tesla.
L’Europa ha poi ceduto lo scettro di principale produttore alla Cina, che già oggi raggiunge il 4° posto tra i Paesi che hanno registrato il maggior numero di brevetti in Europa. L’Italia è undicesima.

La Design Week 2023 mette al centro sostenibilità e qualità

La 61esima edizione della Milano Design Week 2023 si è presentata con una veste completamente rinnovata, con l’obiettivo di rispondere alle sfide con cui oggi deve misurarsi anche il comparto del design, dall’arredo al progetto: sostenibilità ed economia circolare. Dal 17 al 23 aprile 2023 la settimana milanese dedicata interamente al settore del design ha visto l’evento fieristico del Salone del Mobile, ospitato negli spazi di Rho Fiera Milano, accompagnarsi ai consueti eventi del Fuorisalone, che hanno animato i diversi design district della città. Il tutto all’insegna della sostenibilità ambientale e della responsabilità sociale ed economica, che quest’anno sono stati protagonisti in tutte le fasi di questa edizione 2023.

La qualità è il driver principale della sostenibilità

Dall’indagine svolta da Ipsos e Symbola emerge come per il 56,5% degli intervistati la qualità rappresenti il driver principale della sostenibilità. La qualità è legata infatti alla convinzione che un prodotto sostenibile sia significativamente migliore rispetto agli altri, e che l’azienda sostenibile sia più affidabile, degna di fiducia, e ‘prenda le cose’ più seriamente. La maggiore enfasi posta al concetto di qualità rappresenta una vera e propria svolta culturale, e porta con sé molte implicazioni di grande interesse, poiché sempre più spesso la sostenibilità è associata al benessere individuale, economico e sociale, e non solo a quello ambientale.

Arredamento: funzionalità, innovazione, principi etici guidano la scelta di un prodotto

L’indagine Ipsos-Symbola spiega come la sostenibilità sia sinonimo di qualità quando coniuga la funzionalità del prodotto, la presenza di certificazioni ambientali, l’innovazione e i principi etici dell’impresa. Per quanto riguarda il settore dell’arredamento, la qualità rappresenta un aspetto decisamente importante nella scelta di un prodotto: oltre il 70% degli intervistati è disposto a pagare di più per un mobile di qualità superiore. E in tutto ciò la sostenibilità ha un peso rilevante, in quanto incide su questa scelta per il 42% del campione.

L’economia circolare nella filiera del mobile

Ma come si declina il concetto di qualità nel settore del design? Un mobile di qualità deve soprattutto durare nel tempo, essere prodotto in Italia, ma anche dimostrare l’impegno per l’ambiente, quindi, riducendo le emissioni di CO2, l’uso di sostanze chimiche, e al contempo, evitando lo spreco di risorse. Per risultare davvero sostenibile il settore dell’arredamento deve anche prestare attenzione a determinati aspetti della filiera, in particolare, quelli legati all’economia circolare. Ovvero, la produzione e la lavorazione delle materie prime e lo smaltimento del prodotto a fine utilizzo e dei prodotti complementari/usurabili. Altri aspetti legati al trasporto, alla produzione e al confezionamento, dagli intervistati risultano meno considerati.

Boom del noleggio auto nel primo trimestre 2023 

Secondo l’analisi di Dataforce, il noleggio si conferma il canale di distribuzione che traina il mercato italiano dell’auto. Nel primo trimestre di quest’anno il noleggio a lungo e a breve termine insieme hanno immatricolato 148.827 Passenger Cars e Light Commercial Vehicles, il 31,5% dell’intero mercato. Una percentuale dunque molto vicina a una quota di un veicolo su 3. In particolare, i primi tre mesi del 2023 registrano un record per il noleggio auto a lungo termine, che con 108.392 immatricolazioni segna +72,18% rispetto al 2022 e supera il record storico di 94.741 immatricolazioni del 2018. Il noleggio a breve termine, invece, seppur in forte ripresa con il suo +138% di immatricolazioni, è ancora lontano dai numeri degli anni pre-Covid.

Salgono tutti i segmenti ma soprattutto il Captive

Se l’anno scorso si parlava di crisi dell’auto oggi si può dire che per il noleggio auto a lungo termine il primo trimestre 2023 mostri segnali fortemente incoraggianti. Il trend delle immatricolazioni segna +65% a gennaio, +58% a febbraio e +89,70% a marzo. Salgono tutti i segmenti ma soprattutto il Captive, quello delle case produttrici, che si avvicina sempre più al segmento Top. A segnare le performance più interessanti sono due compagnie del segmento Captive della galassia FCA-Stellantis: Leasys e Drivalia.
Leasys ha segnato un +128,78% diventando il player numero 1 in Italia davanti a Arval e Drivalia. Anche la giapponese KINTO del gruppo Toyota raddoppia la flotta, confermando l’interesse verso lo Stivale.

Noleggio a breve termine: è davvero fuori dal tunnel?

A un primo sguardo si direbbe che il primo trimestre 2023 del noleggio auto a breve termine sia andato molto bene, segnando +138,13% immatricolazioni. Ma il settore è davvero ‘fuori dal tunnel’? Nei primi tre mesi del 2017 il noleggio a breve termine immatricolava 69.874 veicoli, 78.109 nel 2018 e 84.075 nel 2019. Oggi, nel 2023, raggiunge la quota di 21.344 veicoli, appena un quarto di quanto faceva prima del Covid.

Sarà comunque un 2023 positivo

Se il trend sarà confermato vedremo un 2023 positivo per il noleggio a breve termine, anche se lontano dagli standard a cui ci aveva abituato. In ogni caso, crescono bene tutti i segmenti, e in particolare il Medium, rappresentato da noleggiatori di medie dimensioni, che cresce di 6 volte.
I due top player, Avis e Hertz, triplicano le immatricolazioni, e Europcar sorprende tutti decuplicando le immatricolazioni, da 206 a 2278. Ma come detto in precedenza, i dati del 2022 erano incredibilmente bassi.

Italia, inflazione: per il 60% dei cittadini l’e-commerce aiuta a contenerla

Il principale problema dell’Italia, secondo il 70% degli intervistati della survey realizzata da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Amazon, è l’inflazione. Dalla ricerca, titolata “Inflazione e e-commerce: abitudini e percezioni degli italiani” e presentata presso la Sala Zuccari del Senato a Palazzo Giustiniani a Roma, emerge che nove italiani su dieci ritengono che il potere d’acquisto si sia ridotto nell’ultimo anno. Questo è il principale motivo per cui molte persone hanno intenzione di prestare maggiore attenzione ai prezzi. Nel contesto attuale, il 60% dei rispondenti ritiene che l’e-commerce abbia contribuito al contenimento dell’inflazione, permettendo di aumentare o mantenere invariato il proprio potere d’acquisto.

La corsa dell’inflazione dopo lo scoppio della guerra

L’inflazione in Italia è stata fortemente accelerata nel 2022 dalla guerra tra Russia e Ucraina. Percentuali alla mano, si è passati da un tasso di inflazione negativo (o comunque prossimo allo 0%) nel 2020 ad uno medio dell’8,9% nell’ultimo anno. Non a caso, 7 italiani su 10 ritengono che l’incremento dei prezzi e del costo della vita sia oggi il principale problema del paese, quasi 30 punti percentuali in più rispetto al secondo problema maggiormente sentito, la disoccupazione. Si tratta di una percezione trasversale a tutte le fasce d’età e presente uniformemente in tutte le aree geografiche.

Come gli aumenti impattano sui consumi degli italiani?

Lo studio di The European House – Ambrosetti in collaborazione con Amazon ha analizzato l’impatto dell’inflazione sulle abitudini di consumo degli italiani e il ruolo del commercio elettronico. L’e-commerce, secondo la ricerca, sta giocando un ruolo strategico nell’attuale contesto socio-economico, con il 60% degli italiani che sostiene che abbia contribuito al contenimento dell’inflazione, permettendo di aumentare o mantenere invariato il proprio potere d’acquisto. Emerge poi una maggiore percezione dell’economicità del canale online tra i più giovani e i cittadini con livelli di istruzione più alti. Mentre i benefici in termini di maggiore accessibilità e ampiezza dell’offerta sono percepiti soprattutto dalle fasce d’età più anziane.

L’e-commerce come volano del Made in Italy

Secondo la survey, l’e-commerce può diventare anche uno strumento di promozione del Made in Italy. Non a caso, tre italiani su quattro acquistano prodotti Made in Italy via e-commerce. Tra le categorie merceologiche più apprezzate online figurano Fashion (43,7%), Food&Beverage (32,5%) e Furniture (23,4%), ovvero le “3F” del Made in Italy in cui è riconosciuta all’Italia una leadership a livello internazionale. In questo contesto, Amazon si posiziona come uno dei principali canali di vendita online dei prodotti Made in Italy.

Bambini europei troppo fiduciosi sulle loro competenze in cybersecurity 

La fiducia eccessiva nelle proprie competenze informatiche rende i bambini vulnerabili agli attacchi online. Quasi tre quarti dei bambini europei tra 11 e 15 anni è infatti incapace di riconoscere uno o più tentativi di phishing, e non sa distinguere un’email fasulla da una legittima. È quanto emerge da una ricerca di Kaspersky, dal titolo Troppo sicuri e troppo esposti: i bambini sono sicuri online? condotta da Censuswide su 6.382 bambini, di cui 1.013 in Italia, e 6.665 adulti (1.000 in Italia) in 8 Paesi europei. La ricerca ha chiesto agli intervistati quali fossero le loro conoscenze in materia di sicurezza online, se sapessero cosa fosse un tentativo di phishing, quante informazioni condividessero online e a chi si affidassero per identificare potenziali minacce. E dai risultati emerge che il 72% dei giovani intervistati non è in grado di identificare i tentativi di phishing, esponendosi agli attacchi dei cybercriminali. 

Condividere informazioni personali online

Inoltre, il 39% dei bambini di 11-15 anni che dichiarano di essere informati sulla sicurezza online sono stati loro stessi vittime di phishing, evidenziando come i più piccoli sopravvalutino le proprie conoscenze in tema di sicurezza online esponendosi a rischi e pericoli. Nonostante molti giovani under 18 si ritengano ‘cyber aware’, la ricerca rivela poi che oltre la metà (55%) ammette ancora di inserire informazioni personali come il proprio nome e la data di nascita sui social media. E il 54% dichiara che sarebbe anche disposto a rivelare il nome del proprio animale domestico (spesso usato come password) e del programma televisivo preferito.

Più informazione anche per gli adulti

Questa ingenuità si scontra con il presunto livello di conoscenza informatica da parte dei più giovani: giochi e quiz online sono spesso utilizzati dai criminali informatici come strumenti per raccogliere quante più informazioni possibili sugli utenti. Ma meno della metà (42%) degli adulti intervistati sta aiutando i propri figli o i più giovani a identificare le truffe di phishing. Infatti, il 40% degli adulti coinvolti nella ricerca, per loro stessa ammissione, non è affatto informato quando si tratta di sicurezza online, e quasi un quinto (19%) ammette di essere stato vittima di truffe di phishing, percentuale che aumenta in Italia, raggiungendo il 32%. Questo suggerisce la necessità di una maggiore formazione e informazione online per tutte le età, per aiutare ogni generazione a sentirsi al sicuro in rete.

“L’eccesso di sicurezza espone a forti rischi di minacce”

“La conoscenza è potere, ma da sola non è sufficiente quando si tratta di sicurezza online – dichiara David Emm, Principal Security Researcher Global Research and Analysis Team di Kaspersky -. I nostri risultati dimostrano che una preparazione parziale può essere molto pericolosa per i bambini. L’eccesso di sicurezza che abbiamo evidenziato nel report li espone a forti rischi di minacce online. Per questo motivo, la formazione sulla sicurezza online deve essere ampliata per comprendere anche i pericoli legati ai contenuti e al tipo di attacchi a cui siamo esposti ogni giorno online. L’educazione alla sicurezza informatica non può essere rivolta solo ai bambini, ma deve essere estesa anche alle generazioni più adulte”.