Internet non piace più al suo inventore

Internet non è più quello di una volta, e non piace più al suo inventore. Leonard Kleinrock, cinquant’anni dopo aver lanciato la Rete si interroga su pregi ed errori della sua grande visione di allora. “Il nostro Internet era etico, di fiducia, gratis e condiviso – dichiara a la Repubblica Leonard Kleinrock -. Oggi è passato da risorsa digitale affidabile a moltiplicatore di dubbi, da mezzo di condivisione a strumento con un lato oscuro. Internet consente di arrivare a milioni di utenti a costo zero in maniera anonima e per questo è perfetto per fare pure cose malvagie”.

“Si è trasformato un bene pubblico in qualcosa con scopi privati”

Lo scienziato e pioniere della Rete, afferma anche che all’epoca del lancio di Internet non aveva “assolutamente pensato ai social network”, non immaginando nemmeno la possibilità della loro esistenza: “Allora si pensava a computer che parlavano, ma non alle persone. L’importanza delle persone l’ho capita dopo, con l’arrivo della mail – continua Kleinrock -. Poi con l’inizio dello spam nel ’94 cambiarono in male molte cose”.

Addio alla privacy, virus, furto di identità, pornografia e pedofilia, fake news. Il problema secondo lo scienziato si è posto, ed “è nato quando si è voluto monetizzarlo”. Ovvero, “si è trasformato un bene pubblico in qualcosa con scopi privati che non ha la stessa identità del passato”.

“Non abbiamo messo dei paletti e ora è difficilissimo riassestare la rotta della Rete”

All’epoca dell’esordio della Rete, ovvero della prima forma di connessione, il punto era che “dovevamo fornire una forte autenticazione di file – sostiene Kleinrock – ciò che mando dev’essere garantito e mai alterato”, quindi, “ci voleva una chiara identificazione degli utenti: dimostrare chi comunica”, sottolinea lo scienziato. Ma il punto, aggiunge Kleinrock, è che “non lo abbiamo fatto, non abbiamo messo dei paletti”. E ora è difficilissimo riuscire a farlo, a riassestare la rotta della Rete.

“Vedo un futuro in cui sarà protagonista l’invisibilità delle macchine”

Ma cosa sarà Internet tra cinquant’anni? La risposta di Kleinrock è: “vedo un futuro in cui sarà protagonista l’invisibilità delle macchine. Useremo interfacce cerebrali. Avremo un sistema nervoso pervasivo globale per interagire. Ma per farlo dobbiamo trovare un equilibrio etico e tecnologico”.

La scommessa è tutta qua, riporta Agi. Per ora Kleinrock nel suo laboratorio di Los Angeles sta cercando di plasmare il futuro della Rete, e con l’Uncla Connection sta cercando di “replicare l’ambiente che ha portato alla scoperta della rete, fatto di connettività e cervelli, senza la monetizzazione – aggiunge -. Lo faremo con menti giovani, con gli studenti. A loro dico che va bene sbagliare, basta continuare a cercare”.