Essere più stressati? È la nuova normalità al tempo del Covid

Essere stressati è normale? Pare di si: al tempo del Covid è questa la nuova normalità degli italiani. È quanto emerge dall’analisi presentata da Livio Gigliuto, vicepresidente dell’Istituto Piepoli, nel corso del convegno sulla Giornata nazionale della Psicologia 2020 organizzato dal Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi a Roma.

“A sette mesi dall’inizio dell’emergenza – spiega Gigliuto -, tra le cose con le quali gli italiani sono obbligati convivere c’è anche un maggior livello di stress. Gli psicologi per i cittadini sono una sorta di ‘mascherina della mente’, indispensabili per affrontare questa nuova normalità”.

Cresce l’ansia per le conseguenze economiche della pandemia

Così, “dopo un marginale calo estivo, i livelli di stress sono di quasi 10 punti percentuali più alti di quelli che registravamo prima dell’inizio dell’emergenza – continua Gigliuto -. Se all’inizio lo stress era legato quasi esclusivamente alla paura del contagio, oggi cresce sempre più l’ansia per le conseguenze economiche. Perdere il lavoro o faticare a trovarlo, vivere una nuova crisi economica: questo spaventa gli italiani e soprattutto i più giovani”.

Sembra andare meglio ai più giovani, che “hanno rafforzato la spiritualità e vivono con lucidità questa emergenza – sottolinea il vicepresidente dell’Istituto Piepoli -. Da un’indagine svolta per Fondazione Pisa e Fondazione Charlie, durante il lockdown 4 giovani su 10 hanno chattato o fatto video-chiamate con amici o familiari ogni giorno, un quarto ha svolto attività fisica in casa e il 24% ha pregato almeno una volta alla settimana”.

Il lockdown è stato vissuto con un mix di sentimenti ambivalenti

Tra le “misure” per combattere lo stress c’è un ritorno all’uso del diario: il 24% degli italiani lo ha scritto almeno una volta alla settimana, e 5 giovani su 10 dichiarano di aver vissuto il lockdown da fidanzate e fidanzati, con qualche conflitto in più ma con buona tenuta delle relazioni”.

“Lo stesso lockdown – continua Gigliuto – è stato vissuto all’insegna di un mix di sentimenti ambivalenti: se un terzo dei giovani ha provato speranza e fiducia (33%), il 21% ha provato tristezza e malinconia. Non sono mancati indifferenza e distacco (14%), rabbia e frustrazione (12%). Marginale la quota di giovani spaventati, solo il 9% ha provato paura e timore”.

La Generazione Z è convinta che torneremo a vivere come prima

Sul futuro gli adolescenti appaiono ragionevoli e lungimiranti, e per il 70% di loro la situazione si risolverà, anche se ci vorrà molto tempo, riporta Askanews..

In sette casi su dieci si dichiara poi l’attenzione a non essere contagiati, e metà degli intervistati dall’indagine dell’Istituto spende con oculatezza, pensando che con l’emergenza ci siano meno soldi per tutti.

La maggioranza dei giovani però è ottimista sul mondo post-emergenza. “A essere convinti che torneremo a vivere come prima sono soprattutto i membri della Generazione Z –  aggiunge il vicepresidente – i più giovani tra i giovani”.