Reti, cloud e sicurezza: i trend del networking per il 2023

Gli ultimi due anni e mezzo hanno portato un enorme cambiamento nel mondo. E dopo aver affrontato una pandemia globale, un conflitto geopolitico, l’incertezza economica e un mondo sempre più ibrido e multicloud, le aziende oggi si chiedono quale strada percorrere. Secondo il Global Networking Trends Report 2023 realizzato da Cisco per analizzare i trend del networking e il ruolo delle reti per una strategia cloud di successo, il 78% dei professionisti IT ha intenzione di affidare alla ‘nuvola’ più del 40% dei dati entro il 2025. Inoltre, anche dopo la pandemia il 40% dei dipendenti continua a lavorare da remoto, ma i modelli di sicurezza tradizionali sono ormai superati, e rappresentano un problema per i professionisti IT.

Le risorse aziendali sono distribuite in ambienti ibridi e multicloud

Le sfide principali per il networking riguardano quindi sia i rischi legati alla sicurezza cloud (51%) sia il numero crescente di dipendenti che lavorano a distanza (39%). 
Per continuare a prosperare, o sopravvivere, in questi ultimi anni le aziende hanno dovuto cambiare il modo di fare business, contribuendo ad accelerare l’adozione del cloud e modificando il ruolo della rete. L’affermarsi di modalità di lavoro ibride ha determinato infatti la necessità di nuovi approcci per garantire ai dipendenti da remoto connessioni sicure ai dati e alle risorse aziendali, ora distribuite in ambienti ibridi e multicloud.

Se l’agilità aziendale è un problema la risposta è nella “nuvola”

Sebbene si torni a lavorare in ufficio, oltre il 40% dei dipendenti continua a lavorare da remoto, a tempo pieno o qualche giorno alla settimana. E se l’agilità aziendale è un problema, per molti la risposta è nel cloud. Continua quindi l’adozione del cloud da parte delle aziende, con il 78% degli intervistati che dichiara l’intenzione di voler ospitare oltre il 40% dei propri dati in un sistema cloud entro il 2025, rispetto all’attuale 63%. Anche l’adozione del multicloud cresce, con il 42% degli intervistati che vede in uno sviluppo più agile e scalabile delle applicazioni la ragione principale per utilizzare diversi cloud.

Visibilità end-to-end e fornire accesso sicuro alle applicazioni

L’accesso sicuro alle applicazioni cloud è la principale sfida in ambito networking per il 2023. E al fine di garantire un’esperienza applicativa coerente, anche la visibilità end-to-end lungo la catena di distribuzione dei servizi digitali (ad esempio, tra utente e cloud), è una delle principali preoccupazioni dei professionisti IT aziendali. Fornire accesso sicuro alle applicazioni che possono risiedere on premises, e allo stesso tempo, essere distribuite in diversi cloud, è invece la principale sfida secondo il 41% degli intervistati. Inoltre, poiché il traffico di rete ha origine e termina al di fuori della rete aziendale, secondo il 37% degli intervistati è fondamentale avere visibilità end-to-end delle prestazioni di rete e della sicurezza.

I cinque motivi principali delle richieste di contatto alle aziende 

Skebby.it, la piattaforma che offre servizi professionali di mobile marketing & service, ha svolto un’indagine per capire quali sono i primi 5 motivi per cui le aziende vengono contattate più spesso dalla clientela. Se in passato le aziende venivano contattate per richiedere informazioni generali, oggi molte risposte a queste domande sono già disponibili sui siti web delle aziende stesse, o possono essere trovate facilmente anche in autonomia cercando in Rete.
I clienti, quindi, ora tendono a chiedere informazioni più precise. E le aziende devono tenerne conto per scegliere modalità e canali di comunicazione da utilizzare con i consumatori.

Spedizioni, ordini, prodotti, rimborsi, fatturazione e pagamenti

Il primo motivo per cui gli italiani si rivolgono alle aziende è quello di ottenere aggiornamenti sulla spedizione dei prodotti acquistati (18,8%), anche a integrazione di quanto è già presente sul sito Internet dell’azienda o del corriere. Al secondo posto, la richiesta di maggiori dettagli sul servizio o sul prodotto che si intende acquistare o si è già acquistato (15,4%), mentre al terzo, le richieste di informazioni sull’ordine effettuato (13,4%). Gli aggiornamenti su rimborsi o sul cambio di prodotto sono poi al quarto posto (12,6%), mentre il quinto motivo per cui si contattano le aziende è legato alle questioni relative a fatturazione e pagamenti (11,8%).

I clienti hanno esigenze concrete


“Le principali motivazioni per cui ci si rivolge alle aziende oggi sono molto concrete e riguardano informazioni specifiche, che richiedono a loro volta risposte precise e veloci – commenta Domitilla Cortelletti, Marketing Manager di Skebby.it -. Tra le possibilità messe a disposizione non deve, quindi, mai mancare quella degli SMS, che consentono di creare conversazioni efficienti, e tramite link ed emoji, anche particolarmente coinvolgenti. Utilizzando una piattaforma di invio e ricezione SMS, ad esempio, le aziende possono, semplificare le procedure di contatto, contenere i costi e al contempo sfruttare un canale meno inflazionato rispetto a e-mail e messaggistica istantanea, e che inoltre, consente di raggiungere tutti i telefoni, non solo gli smartphone, potendo così includere anche le fasce di popolazione più anziana”.

Il Customer Care influenza il processo di acquisto

Il Servizio Clienti ha assunto nel tempo un ruolo sempre più importante, fino a costituire oggi un fattore che influenza in modo significativo il processo di acquisto e l’esperienza complessiva del cliente. I tempi di risposta, la disponibilità degli operatori nell’offrire supporto e la facilità di contatto rappresentano elementi chiave per la valutazione complessiva della customer experience. Perché la qualità della relazione con la clientela è un aspetto cruciale del processo di vendita.

Il vento dell’est soffia sull’automotive: i trend della mobilità in Italia

Secondo uno studio condotto da ANIASA e Bain & Company, Il vento dell’Est soffia sull’automotive, grazie a costi di produzione più competitivi, nei prossimi anni i costruttori dell’Est Europa e asiatici conquisteranno crescenti fette di mercato. Dal 2015 a oggi l’Europa ha perso la produzione sul proprio territorio di 5 milioni e 300mila vetture, oggi prodotte per lo più in Cina. Complici la crisi dei chip e la guerra in Ucraina, si assiste inoltre a un ulteriore invecchiamento del parco circolante, con emissioni in aumento. Insomma, il settore automotive è destinato a cambiare molto più di quanto non abbia fatto negli ultimi decenni. Non solo nuovi modelli, anche nuove motorizzazioni (BEV, HEV), produttori, modelli di business, mix di segmenti, e nuovi canali, come il noleggio.

Crollano le rottamazioni: il parco circolante cresce e invecchia

Gli italiani rimandano l’acquisto dell’auto e per lo più finiscono per tenersi la propria, come confermato dal drastico crollo delle rottamazioni: nel 2022 quasi mezzo milione in meno. La naturale conseguenza di questi fattori è una crescita continua del parco circolante, nonché della sua età media, che ormai raddoppia i livelli di 20 anni fa, superando i 12 anni di età per vettura. E quando gli italiani devono proprio cambiare l’auto, preferiscono sempre più noleggiarla anziché acquistarla.
In questo contesto, dunque, incentivi e sconti aggiuntivi, se ben orchestrati, sono l’unico elemento che potrebbe far prendere in considerazione l’acquisto di un’auto nuova.

Crolla anche il mito delle piccole elettriche da città

Almeno per il momento crolla il mito delle piccole elettriche da città. La progressiva elettrificazione sta portando infatti a un graduale disimpegno dei costruttori tradizionali dal segmento delle utilitarie. A oggi, i veicoli elettrici ottengono la quota maggiore nei segmenti di vetture medio-grandi.
Nelle immatricolazioni del primo trimestre 2023, la quota BEV nelle vetture medie/grandi è pari a circa il 13% del totale, contro il 2,6% nelle compatte. Le BEV si confermano, inoltre, più concentrate nelle grandi città. A vincere sono sempre i motori benzina e le auto ibride mild.
Si conferma poi la centralità della sostenibilità economica come fattore determinante nelle abitudini di consumo degli italiani. Auto e trasporto pubblico sono vincenti grazie alla loro convenienza e flessibilità per tutti i fini di mobilità. 

L’Europa cede lo scettro alla Cina

In risposta alle esigenze di sostenibilità economica, il mercato italiano sta diventando sempre più appannaggio di costruttori dell’Est, in grado di produrre auto a costi più competitivi. Dalla Cina si affacciano nuovi attori nativi EV, non solo nella parte di mercato mainstream, ma anche nei segmenti top. Non a caso, alcuni brand asiatici hanno già scalato molte delle prime posizioni nelle vendite globali di vetture elettrificate, scavalcando anche Tesla.
L’Europa ha poi ceduto lo scettro di principale produttore alla Cina, che già oggi raggiunge il 4° posto tra i Paesi che hanno registrato il maggior numero di brevetti in Europa. L’Italia è undicesima.

Lavori estivi: servono altri 100mila dipendenti

Se il 36% delle imprese del commercio e turismo quest’anno segnala di avere avuto difficoltà a reperire personale, tali difficoltà in molti casi non sono state ancora superate, e rischiano di causare un ‘buco’ nella stagione estiva ormai alle porte, per la quale saranno necessari fino a 100mila lavoratori in più. A stimarlo è Confesercenti, sulla base di un sondaggio somministrato con Swg alle imprese dei comparti commercio e turismo in occasione delle celebrazioni del primo maggio. A frenare il lavoro nei due comparti è anche la carenza di candidati, fattore indicato dal 28% delle attività con difficoltà di reperimento. Una carenza che il 61% delle imprese attribuisce alla visione della stagionalità come precarietà. 

I giovani non vogliono impegnarsi nei giorni festivi?

Ma è soprattutto sui giovani che pesa l’impegno lavorativo nei giorni festivi e prefestivi (60%), unita all’idea che nel commercio e nel turismo ci sia poca possibilità di crescita professionale ed economica (55%). A rendere difficile il reperimento di addetti, però, è soprattutto il mismatch, ovvero il disallineamento tra offerta e domanda di lavoro. Quasi un’impresa con problemi di personale su due (46%) indica infatti come impedimento principale proprio la mancanza di candidati con una preparazione adeguata. Fattore minore, invece, è quello economico: solo il 19% segnala di non aver assunto perché non si è trovato l’accordo sui compensi.

La carenza di personale nel commercio e turismo è un problema stringente

Nonostante questo, per superare i problemi il 43% delle imprese ha fatto leva proprio sull’offerta economica, sotto forma di incentivo (27%) o retribuzione maggiore rispetto al Ccnl di riferimento (16%). E se il 19% si è rivolto a un’agenzia di lavoro privata, il 31% non è riuscito comunque a trovare gli addetti necessari, e per far fronte alla carenza progetta di tagliere i servizi offerti ai clienti.
“Il problema della carenza di personale nel commercio e nel turismo è sempre più stringente – sottolinea Confesercenti -. Per risolverlo, bisogna garantire maggiore flessibilità contrattuale e rafforzare le politiche attive e per la formazione. Se confermate, le misure previste dal dl lavoro, su cui abbiamo apprezzato il confronto con le associazioni condotto dal Governo, vanno nella giusta direzione”’.

Le proposte di Confesercenti

Bene quindi il taglio del cuneo fiscale, ma secondo l’associazione “’sarebbe opportuno detassare anche i futuri aumenti contrattuali riferiti ai Ccnl comparativamente più rappresentativi, anche in considerazione del fatto che sono aperti i tavoli negoziali dei Ccnl di terziario e turismo che impattano su più di 8 milioni di lavoratori. Da reintrodurre anche i voucher, e in forma semplificata rispetto al passato, il job sharing, eliminando inoltre il tetto di ore minime che molti Ccnl ancora impongono per il part time. Per gli stagionali del turismo, riporta Adnkronos, servirebbe un decreto ad hoc, con misure come il credito d’imposta alle imprese per sostenere vitto e alloggio degli stagionali e favorire così la mobilità interregionale”.

La Design Week 2023 mette al centro sostenibilità e qualità

La 61esima edizione della Milano Design Week 2023 si è presentata con una veste completamente rinnovata, con l’obiettivo di rispondere alle sfide con cui oggi deve misurarsi anche il comparto del design, dall’arredo al progetto: sostenibilità ed economia circolare. Dal 17 al 23 aprile 2023 la settimana milanese dedicata interamente al settore del design ha visto l’evento fieristico del Salone del Mobile, ospitato negli spazi di Rho Fiera Milano, accompagnarsi ai consueti eventi del Fuorisalone, che hanno animato i diversi design district della città. Il tutto all’insegna della sostenibilità ambientale e della responsabilità sociale ed economica, che quest’anno sono stati protagonisti in tutte le fasi di questa edizione 2023.

La qualità è il driver principale della sostenibilità

Dall’indagine svolta da Ipsos e Symbola emerge come per il 56,5% degli intervistati la qualità rappresenti il driver principale della sostenibilità. La qualità è legata infatti alla convinzione che un prodotto sostenibile sia significativamente migliore rispetto agli altri, e che l’azienda sostenibile sia più affidabile, degna di fiducia, e ‘prenda le cose’ più seriamente. La maggiore enfasi posta al concetto di qualità rappresenta una vera e propria svolta culturale, e porta con sé molte implicazioni di grande interesse, poiché sempre più spesso la sostenibilità è associata al benessere individuale, economico e sociale, e non solo a quello ambientale.

Arredamento: funzionalità, innovazione, principi etici guidano la scelta di un prodotto

L’indagine Ipsos-Symbola spiega come la sostenibilità sia sinonimo di qualità quando coniuga la funzionalità del prodotto, la presenza di certificazioni ambientali, l’innovazione e i principi etici dell’impresa. Per quanto riguarda il settore dell’arredamento, la qualità rappresenta un aspetto decisamente importante nella scelta di un prodotto: oltre il 70% degli intervistati è disposto a pagare di più per un mobile di qualità superiore. E in tutto ciò la sostenibilità ha un peso rilevante, in quanto incide su questa scelta per il 42% del campione.

L’economia circolare nella filiera del mobile

Ma come si declina il concetto di qualità nel settore del design? Un mobile di qualità deve soprattutto durare nel tempo, essere prodotto in Italia, ma anche dimostrare l’impegno per l’ambiente, quindi, riducendo le emissioni di CO2, l’uso di sostanze chimiche, e al contempo, evitando lo spreco di risorse. Per risultare davvero sostenibile il settore dell’arredamento deve anche prestare attenzione a determinati aspetti della filiera, in particolare, quelli legati all’economia circolare. Ovvero, la produzione e la lavorazione delle materie prime e lo smaltimento del prodotto a fine utilizzo e dei prodotti complementari/usurabili. Altri aspetti legati al trasporto, alla produzione e al confezionamento, dagli intervistati risultano meno considerati.

Boom del noleggio auto nel primo trimestre 2023 

Secondo l’analisi di Dataforce, il noleggio si conferma il canale di distribuzione che traina il mercato italiano dell’auto. Nel primo trimestre di quest’anno il noleggio a lungo e a breve termine insieme hanno immatricolato 148.827 Passenger Cars e Light Commercial Vehicles, il 31,5% dell’intero mercato. Una percentuale dunque molto vicina a una quota di un veicolo su 3. In particolare, i primi tre mesi del 2023 registrano un record per il noleggio auto a lungo termine, che con 108.392 immatricolazioni segna +72,18% rispetto al 2022 e supera il record storico di 94.741 immatricolazioni del 2018. Il noleggio a breve termine, invece, seppur in forte ripresa con il suo +138% di immatricolazioni, è ancora lontano dai numeri degli anni pre-Covid.

Salgono tutti i segmenti ma soprattutto il Captive

Se l’anno scorso si parlava di crisi dell’auto oggi si può dire che per il noleggio auto a lungo termine il primo trimestre 2023 mostri segnali fortemente incoraggianti. Il trend delle immatricolazioni segna +65% a gennaio, +58% a febbraio e +89,70% a marzo. Salgono tutti i segmenti ma soprattutto il Captive, quello delle case produttrici, che si avvicina sempre più al segmento Top. A segnare le performance più interessanti sono due compagnie del segmento Captive della galassia FCA-Stellantis: Leasys e Drivalia.
Leasys ha segnato un +128,78% diventando il player numero 1 in Italia davanti a Arval e Drivalia. Anche la giapponese KINTO del gruppo Toyota raddoppia la flotta, confermando l’interesse verso lo Stivale.

Noleggio a breve termine: è davvero fuori dal tunnel?

A un primo sguardo si direbbe che il primo trimestre 2023 del noleggio auto a breve termine sia andato molto bene, segnando +138,13% immatricolazioni. Ma il settore è davvero ‘fuori dal tunnel’? Nei primi tre mesi del 2017 il noleggio a breve termine immatricolava 69.874 veicoli, 78.109 nel 2018 e 84.075 nel 2019. Oggi, nel 2023, raggiunge la quota di 21.344 veicoli, appena un quarto di quanto faceva prima del Covid.

Sarà comunque un 2023 positivo

Se il trend sarà confermato vedremo un 2023 positivo per il noleggio a breve termine, anche se lontano dagli standard a cui ci aveva abituato. In ogni caso, crescono bene tutti i segmenti, e in particolare il Medium, rappresentato da noleggiatori di medie dimensioni, che cresce di 6 volte.
I due top player, Avis e Hertz, triplicano le immatricolazioni, e Europcar sorprende tutti decuplicando le immatricolazioni, da 206 a 2278. Ma come detto in precedenza, i dati del 2022 erano incredibilmente bassi.

Italia, inflazione: per il 60% dei cittadini l’e-commerce aiuta a contenerla

Il principale problema dell’Italia, secondo il 70% degli intervistati della survey realizzata da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Amazon, è l’inflazione. Dalla ricerca, titolata “Inflazione e e-commerce: abitudini e percezioni degli italiani” e presentata presso la Sala Zuccari del Senato a Palazzo Giustiniani a Roma, emerge che nove italiani su dieci ritengono che il potere d’acquisto si sia ridotto nell’ultimo anno. Questo è il principale motivo per cui molte persone hanno intenzione di prestare maggiore attenzione ai prezzi. Nel contesto attuale, il 60% dei rispondenti ritiene che l’e-commerce abbia contribuito al contenimento dell’inflazione, permettendo di aumentare o mantenere invariato il proprio potere d’acquisto.

La corsa dell’inflazione dopo lo scoppio della guerra

L’inflazione in Italia è stata fortemente accelerata nel 2022 dalla guerra tra Russia e Ucraina. Percentuali alla mano, si è passati da un tasso di inflazione negativo (o comunque prossimo allo 0%) nel 2020 ad uno medio dell’8,9% nell’ultimo anno. Non a caso, 7 italiani su 10 ritengono che l’incremento dei prezzi e del costo della vita sia oggi il principale problema del paese, quasi 30 punti percentuali in più rispetto al secondo problema maggiormente sentito, la disoccupazione. Si tratta di una percezione trasversale a tutte le fasce d’età e presente uniformemente in tutte le aree geografiche.

Come gli aumenti impattano sui consumi degli italiani?

Lo studio di The European House – Ambrosetti in collaborazione con Amazon ha analizzato l’impatto dell’inflazione sulle abitudini di consumo degli italiani e il ruolo del commercio elettronico. L’e-commerce, secondo la ricerca, sta giocando un ruolo strategico nell’attuale contesto socio-economico, con il 60% degli italiani che sostiene che abbia contribuito al contenimento dell’inflazione, permettendo di aumentare o mantenere invariato il proprio potere d’acquisto. Emerge poi una maggiore percezione dell’economicità del canale online tra i più giovani e i cittadini con livelli di istruzione più alti. Mentre i benefici in termini di maggiore accessibilità e ampiezza dell’offerta sono percepiti soprattutto dalle fasce d’età più anziane.

L’e-commerce come volano del Made in Italy

Secondo la survey, l’e-commerce può diventare anche uno strumento di promozione del Made in Italy. Non a caso, tre italiani su quattro acquistano prodotti Made in Italy via e-commerce. Tra le categorie merceologiche più apprezzate online figurano Fashion (43,7%), Food&Beverage (32,5%) e Furniture (23,4%), ovvero le “3F” del Made in Italy in cui è riconosciuta all’Italia una leadership a livello internazionale. In questo contesto, Amazon si posiziona come uno dei principali canali di vendita online dei prodotti Made in Italy.

Bambini europei troppo fiduciosi sulle loro competenze in cybersecurity 

La fiducia eccessiva nelle proprie competenze informatiche rende i bambini vulnerabili agli attacchi online. Quasi tre quarti dei bambini europei tra 11 e 15 anni è infatti incapace di riconoscere uno o più tentativi di phishing, e non sa distinguere un’email fasulla da una legittima. È quanto emerge da una ricerca di Kaspersky, dal titolo Troppo sicuri e troppo esposti: i bambini sono sicuri online? condotta da Censuswide su 6.382 bambini, di cui 1.013 in Italia, e 6.665 adulti (1.000 in Italia) in 8 Paesi europei. La ricerca ha chiesto agli intervistati quali fossero le loro conoscenze in materia di sicurezza online, se sapessero cosa fosse un tentativo di phishing, quante informazioni condividessero online e a chi si affidassero per identificare potenziali minacce. E dai risultati emerge che il 72% dei giovani intervistati non è in grado di identificare i tentativi di phishing, esponendosi agli attacchi dei cybercriminali. 

Condividere informazioni personali online

Inoltre, il 39% dei bambini di 11-15 anni che dichiarano di essere informati sulla sicurezza online sono stati loro stessi vittime di phishing, evidenziando come i più piccoli sopravvalutino le proprie conoscenze in tema di sicurezza online esponendosi a rischi e pericoli. Nonostante molti giovani under 18 si ritengano ‘cyber aware’, la ricerca rivela poi che oltre la metà (55%) ammette ancora di inserire informazioni personali come il proprio nome e la data di nascita sui social media. E il 54% dichiara che sarebbe anche disposto a rivelare il nome del proprio animale domestico (spesso usato come password) e del programma televisivo preferito.

Più informazione anche per gli adulti

Questa ingenuità si scontra con il presunto livello di conoscenza informatica da parte dei più giovani: giochi e quiz online sono spesso utilizzati dai criminali informatici come strumenti per raccogliere quante più informazioni possibili sugli utenti. Ma meno della metà (42%) degli adulti intervistati sta aiutando i propri figli o i più giovani a identificare le truffe di phishing. Infatti, il 40% degli adulti coinvolti nella ricerca, per loro stessa ammissione, non è affatto informato quando si tratta di sicurezza online, e quasi un quinto (19%) ammette di essere stato vittima di truffe di phishing, percentuale che aumenta in Italia, raggiungendo il 32%. Questo suggerisce la necessità di una maggiore formazione e informazione online per tutte le età, per aiutare ogni generazione a sentirsi al sicuro in rete.

“L’eccesso di sicurezza espone a forti rischi di minacce”

“La conoscenza è potere, ma da sola non è sufficiente quando si tratta di sicurezza online – dichiara David Emm, Principal Security Researcher Global Research and Analysis Team di Kaspersky -. I nostri risultati dimostrano che una preparazione parziale può essere molto pericolosa per i bambini. L’eccesso di sicurezza che abbiamo evidenziato nel report li espone a forti rischi di minacce online. Per questo motivo, la formazione sulla sicurezza online deve essere ampliata per comprendere anche i pericoli legati ai contenuti e al tipo di attacchi a cui siamo esposti ogni giorno online. L’educazione alla sicurezza informatica non può essere rivolta solo ai bambini, ma deve essere estesa anche alle generazioni più adulte”.

Lavoro: entro aprile 2023 sono 150mila le opportunità tramite agenzia 

Entro il mese di aprile 2023 le Agenzie di lavoro italiane offriranno ai potenziali canditati complessivamente 150 mila contratti per diverse qualifiche professionali, da sviluppatori java a esperti in Comunicazione digitale e ingegneri meccanici, ma anche cuochi, autisti, operai specializzati, termoidraulici e camerieri. Si tratta per lo più di contratti di lavoro in somministrazione, ovvero contratti che prevedono le medesime tutele e la retribuzione tipica del lavoro dipendente, mentre per i contratti offerti a tempo determinato sono previste occasioni doppie di reimpiego allo scadere del rapporto di lavoro. A livello geografico, il 30,2% delle assunzioni è previsto nell’area del Nord-Ovest, il 24,4% al Nord-Est, il 20,2% al Centro e il 25,2% al Sud e nelle Isole.

Da sviluppatori java a receptionist e cuochi

Sviluppatori java e sistemisti, architetti informatici, esperti in controllo di gestione e ingegneri meccanici, elettrici e dell’automazione, project manager, communication e digital communication specialist, sono tra le figure più ricercate tra le professioni ad alta qualifica. E poi ancora, elettricisti, specialisti della qualità, sales account, contabili e addetti alla tesoreria, esperti in recruiting e training, receptionist e cuochi. Nel settore manifatturiero si evidenzia in particolare la richiesta di termoidraulici, operatori di macchine, addetti al banco di assemblaggio, autisti, camerieri, magazzinieri e specialisti delle spedizioni.

Professioni a elevata qualifica, a media qualifica e figure di natura operativa

Sono queste infatti alcune tra le 30 figure professionali più ricercate nel mondo del lavoro per i mesi di marzo e aprile 2023. I profili sono distinte in tre diverse categorie, ovvero le dieci professioni più ricercate a elevata qualifica, le dieci a media qualifica e le dieci figure di natura più operativa. Nel bimestre marzo-aprile 2023 i gruppi professionali ai quali appartengono i 30 profili più ricercati dalle imprese creeranno circa 692 mila offerte di lavoro, su un totale di oltre 810 mila opportunità lavorative totali rilevate dal rapporto Excelsior di Unioncamere.

Oltre 2.500 filiali in tutta Italia per chi è alla ricerca di un impiego

È quanto emerge da una rilevazione effettuata da Assolavoro Datalab, l’Osservatorio dell’Associazione Nazionale delle Agenzie per il Lavoro, su dati interni al settore e su fonti terze qualificate, come appunto Excelsior, Linkedin, Trovit, e Indeed. Assolavoro è l’Associazione Nazionale di Categoria delle Agenzie per il Lavoro (ApL). Riunisce le Agenzie per il Lavoro che producono l’85% del fatturato complessivo legato alla somministrazione di lavoro, e contano su tutto il territorio nazionale oltre 2.500 filiali.

I 10 consigli per guidare più “green”

Guidare più “green”, e inquinare meno, si può. Anche se si possiede un’auto a motore termico. Nel 2035 le auto con alimentazione a benzina o diesel non verranno più immatricolate, ma per chi ancora non ha cambiato la propria vettura con una meno inquinante seguire i 10 consigli di Midas consente di ridurre l’inquinamento. Anzitutto, la rete internazionale di officine meccaniche invita a prestare attenzione al proprio stile di guida. Guidare bene non è solo importante per la sicurezza di autista e passeggeri, ma permette anche di risparmiare fino al 30% di carburante. Una guida senza frenate improvvise o brusche accelerazioni, mantenendo una velocità di crociera moderata e costante, abbassa i consumi. E ridurre la velocità di 10 km/h sulle autostrade consente un risparmio fino a cinque litri di benzina su una distanza di 500 km.

Limitare l’utilizzo del condizionatore

Se si viaggia in città, o a una velocità al di sotto dei 50 km/h, abbassare i finestrini è da prediligere rispetto al condizionatore, ma in autostrada o su strade extraurbane i finestrini aperti possono causare un maggior attrito e aumentare anche il consumo di carburante. In ogni caso, l’utilizzo del condizionatore è da limitare, poiché ha un’azione molto impattante sui consumi, che in autostrada aumentano fino al 10%, per passare addirittura al 25% in città. Altro consiglio: no alle discese in folle. Spesso si pensa che percorrere una discesa in folle possa aiutare a contenere i consumi, ma non è così. Il motore continua infatti a essere acceso, comportando un continuo afflusso di carburante, oltre a consumare eccessivamente i freni.

Una vettura sana ed efficiente riduce il consumo di carburante

Qualora la vettura non disponesse del sistema Start&Stop, che spegne e riaccende in automatico il motore, Midas consiglia di spegnere manualmente il motore durante le soste prolungate. Inoltre, ricorda di fare attenzione alla pressione degli pneumatici. Avere pneumatici sgonfi aumenta l’attrito con il suolo e la resistenza al rotolamento, causando, oltre a rischi per la sicurezza, un’usura più rapida e un maggior aumento dei consumi. In ogni caso, una vettura sana ed efficiente riduce il consumo di benzina: ecco perché è fondamentale effettuare controlli periodici sul proprio veicolo (livello dell’olio motore, pulizia dei filtri dell’aria e dell’olio) con una manutenzione accurata e costante.

Evitare le code pianificando percorsi alternativi

Occhio al bagagliaio poi e ai carichi inutili: un peso extra grava sui consumi, in quanto il motore avrà bisogno di un’iniezione aggiuntiva di energia per tenere in movimento la vettura. Ma uno dei momenti in cui l’automobile utilizza più energia è durante i momenti di coda o di sosta. Ecco perché è utile evitare più possibile il traffico, pianificando percorsi alternativi o cambiando i propri orari usuali.
Talvolta modificare anche di poco le proprie attività e abitudini quotidiane può aiutare a spendere meno, e diminuire le emissioni di CO2 dell’auto.