Connessione a banda larga? I giovani sono disposti a pagarla di più 

Il 72% dei giovani tra i 18 e i 24 anni sarebbe disposto a pagare di più per una connessione internet con prestazioni migliori, e tra questi il 35% sarebbe addirittura disposto a spendere 20 euro in più. Inoltre, l’87% dei giovani intervistati desidera una connessione più sostenibile e sarebbe disposto a pagarne il prezzo. Tuttavia, i genitori tra i 45 e i 54 anni mostrano una diversa prospettiva: solo il 52% di loro sarebbe disposto a pagare di più per una connessione performante, mentre il 65% sarebbe disposto a pagarne di più per una connessione con minor impatto di CO2.

Cosa succede in Italia e in Europa

Questi sono solo alcuni dei risultati emersi dalla ricerca Cisco Broadband Survey, che ha confrontato il livello di soddisfazione, le abitudini e le esigenze dei consumatori di 12 paesi dell’area EMEA, tra cui l’Italia, riguardo alla connessione internet a banda larga domestica. Nel campione nazionale, il 56% ha una connessione fissa (31% in fibra, 24% ancora ADSL), il 37% ha una connessione mobile anche a casa (tramite dispositivo mobile, router/hub 4 o 5G, hotspot mobile utilizzato con PC), e il resto utilizza connessioni via satellite o altre tecnologie.

Performance e sostenibilità

Nonostante l’aumento dei costi della vita abbia colpito principalmente i giovani, con il 33% dei 18-24 anni che dichiara di non potersi permettere di passare a una connessione a banda larga con migliori prestazioni rispetto al 17% della fascia 45-54 anni, sono proprio i giovani che si dichiarano disposti a spendere di più per ottenere performance e sostenibilità. Tuttavia, la fascia 18-24 e 25-34 anni è anche quella più indecisa riguardo alla possibilità di cambiare connessione, principalmente a causa delle esperienze negative avute in passato. Nonostante ciò, i giovani hanno comunque l’intenzione di migliorare la loro connettività. Il 27% dei giovani tra i 18 e i 24 anni, rispetto al 15% della fascia 45-54 anni, dichiara che questa incertezza dipende dalle delusioni avute in passato. Nonostante i dubbi, il 35% dei giovani vorrebbe passare a un servizio migliore per la connessione domestica entro i prossimi 12 mesi, qualche punto percentuale in più rispetto alla fascia 45-54 anni che si ferma al 27%.

Cosa si chiede alla rete? Velocità e affidabilità

Anche i motivi per cui gli utenti desiderano aggiornare la connessione internet domestica sono diversi. Mentre per tutte le fasce d’età maggior velocità e affidabilità sono tra i primi tre motivi citati, per i giovani la sicurezza è meno prioritaria (citata solo dal 13% del campione 18-24 anni, rispetto al 44% della fascia 45-54 anni). Al terzo posto per i giovani si trova la notorietà del brand del fornitore di servizi internet. Inoltre, la ricerca Cisco Broadband Survey rivela che i giovani dichiarano di perdere in media quasi mezz’ora al giorno (29 minuti) aspettando il caricamento di una pagina o di un servizio di streaming, più dei 22 minuti considerati nella media nazionale.
Mentre i più anziani utilizzano principalmente la connessione domestica per una varietà di azioni quotidiane, come navigare per interessi personali, informarsi, fare acquisti, operazioni bancarie online, i giovani si affidano principalmente all’utilizzo immediato del mobile per le loro esigenze. Ciò differisce non solo dai loro genitori, ma anche dai loro “fratelli maggiori” tra i 25 e i 34 anni.

Età diverse, usi diversi del web

In conclusione, il 49% della fascia 18-24 anni utilizza la connessione domestica per lo shopping e l’informazione, rispetto al 65% dai 24 anni in su e al 75% della fascia 45-54 anni. Lo stesso trend si osserva per servizi e necessità come l’acquisto di biglietti o operazioni bancarie, per le quali il 50% dei giovani si affida alla connessione domestica, rispetto al 74% dei genitori.

Social media: BeReal conquista i Gen-Zers italiani

Non c’è dubbio: secondo l’agenzia di analisi Comscore il social di maggior successo tra i ragazzi della GenZ in Italia è BeReal, l’app mobile che punta tutto su genuinità e velocità. Ogni giorno BeReal invia agli utenti una notifica a un orario casuale, invitandoli a condividere una foto entro due minuti.
Sempre secondo Comscore, da aprile 2022 ad aprile 2023, a dispetto dei più rinomati concorrenti dove a primeggiare sono filtri e personalizzazioni estreme, la francese BeReal ha guadagnato in Italia circa 609mila nuovi utenti in un anno, più della Spagna (552mila) e poco meno del Regno Unito (698mila).

YouTube in testa in termini di “reach”

Il pubblico di riferimento dell’app è appunto quello dei ragazzi tra 18 e 24 anni. Ma in termini di ‘reach’, ovvero di utilizzo dei social per gruppi di età, YouTube per device mobili è in testa in tutti e tre i Paesi, raggiungendo il dato più alto in Spagna (87%). Dopo BeReal, in Italia a vantare la crescita maggiore è Twitch, la piattaforma dedicata allo streaming di videogame, seguita da Reddit e Snapchat.
Più indietro le app di Meta, come Facebook e Instagram, mentre si assiste a una risalita di Pinterest, sempre più un motore di ricerca visiva su argomenti come cucina e altri hobby, riporta Ansa.

Il calo di Twitter

Il calo di popolarità di Twitter è un’altra evidenza mostrata da Comscore: solo poco più del 10% dei GenZ italiani accede con frequenza al social controllato da Elon Musk, un dato più basso del 30% se riferito al Regno Unito e al 40% della Spagna. In ogni caso, la Gen Z è nota per essere molto esperta di social media e piattaforme. Ma non tutte le piattaforme sono uguali, e con l’emergere di nuove tendenze diventa sempre più difficile tenere traccia del dove gli utenti di questa generazione trascorrono il proprio tempo.

LinkedIn e Facebook preferiti dai più “anziani”

Confrontando la GenZ con la popolazione digitale generale, i Gen-Zers superano i valori medi sulla maggior parte delle piattaforme social, con le eccezioni di LinkedIn e Facebook. Alcuni degli indici più alti sono appunto su BeReal, Twitch, Reddit e Snapchat.
Comparando l’utilizzo dei social media o piattaforme della GenZ rispetto ad altri gruppi di età, il focus è su YouTube, Instagram, TikTok, Snapchat, Facebook e Twitter, che mostrano una reach molto alta tra i Gen-Zers. Per YouTube la fascia di età 18-24 anni mostra la reach più alta in Italia e Spagna, mentre nel Regno Unito la fascia di età 25-34 li supera di 6 punti percentuali di copertura.

Le micro e piccole imprese trainano la Green Economy italiana

Le micro e piccole imprese italiane investono di più nella Green economy rispetto alle ‘grandi’. Se le medie e grandi imprese nel corso dei quinquenni 2011-2015 e 2017-2021 hanno aumentato la quota di investimenti green complessivamente del +39,7%, le realtà ‘minori, le micro e piccole imprese, hanno aumentato la quota di investimenti green rispettivamente del 44,8% e del 36,1%.  È quanto emerge dal rapporto dal titolo ‘Artigiani del futuro 100 Storie’, presentato al Seminario di Fondazione Symbola, promosso da Fondazione Symbola, Confartigianato, Cna e Casartigiani.  Secondo la ricerca, inoltre, su un totale di oltre 530 mila aziende sono state quasi 473 mila le micro e piccole imprese che hanno effettuato eco-investimenti negli ultimi cinque anni.

Più eco-investimenti e competenze green

Sul fronte della sostenibilità, nell’ultimo quinquennio sono state 472.630 le micro e piccole imprese (rispettivamente, 377.880 e 94.750) che hanno effettuato eco-investimenti su un totale di 531mila aziende. Inoltre, il 61,9% dei nuovi contratti di lavoro in cui sono state richieste competenze green è stato stipulato nelle micro e piccole imprese, e anche ricerca e sviluppo in chiave green sono trainate da queste realtà. I brevetti italiani, relativi a energie alternative e gestione di rifiuti e inquinanti, depositati a livello europeo da micro e piccole imprese sono oltre il 55% del totale, contro il 25% delle medie imprese e il 20% delle grandi.

Hub importanti per il lavoro femminile e giovanile

Oltre il 63% del totale dei lavoratori in Italia è impiegato in imprese di piccole dimensioni, che si confermano hub importanti anche per il lavoro giovanile.
Il 68% dei giovani trova la prima occupazione in micro o piccole imprese, e sono un milione gli impiegati under 30, a fronte di circa 751mila giovani sotto i 30 anni impiegati nelle medie e grandi imprese. Inoltre, tra le micro e piccole realtà la presenza di imprese guidate da donne o a prevalenza femminile è superiore rispetto alle altre classi dimensionali. Oltre un’impresa micro su cinque è femminile, una su sei se si considerano le piccole. Sul totale delle imprese femminili del nostro Paese, il 96,7% è micro. Se si passa alle medie e grandi, solo una su sedici è guidata da donne.

In prima linea anche nell’integrazione

Micro e piccole imprese sono poi in prima linea anche nell’integrazione: l’83% dei lavoratori stranieri è occupato in una micro o piccola impresa, e oltre il 99% di quelle straniere è di piccola dimensione.
Il rapporto racconta attraverso numeri e storie il valore dell’artigianato e delle piccole imprese italiane, un sistema che alimenta la capacità di affrontare le sfide del futuro legate all’innovazione e alla sostenibilità. Guardando al territorio, le imprese artigiane rappresentano un vero e proprio presidio dell’economia nei piccoli comuni, in cui rappresentano il 99,4% delle imprese extra-agricole presenti. E nel 69,2% dei piccoli comuni italiani rappresentano anche la totalità dell’occupazione nel territorio.

Quali colori, materiali e stili utilizzare nell’allestimento del mio negozio?

Allestire adeguatamente un negozio è un processo fondamentale per creare un’esperienza d’acquisto piacevole e invitante per i clienti.

La scelta dei colori, dei materiali e degli stili giusti può aiutare a riflettere il brand del negozio e adattarsi al tipo di prodotti offerti, come vedremo a breve.

Poniamo allora l’attenzione su tutti quei consigli utili per lavorare su questi aspetti e raggiungere l’obiettivo desiderato in fatto di allestimento.

Colori

La scelta dei colori per il tuo negozio è notoriamente importante per riuscire a creare un’atmosfera coerente e invitante.

I colori possono infatti influenzare l’umore e le emozioni dei clienti e riflettere il brand del negozio. Ecco alcuni consigli che ti aiuteranno a scegliere i colori giusti:

Colore del brand

Il colore del brand dovrebbe essere la base per qualsiasi decisione inerente i colori che saranno presenti all’interno del tuo negozio.

Se il brand utilizza un colore predominante, utilizzalo come base per la scelta dei colori dell’allestimento. Ad esempio, se nel marchio è presente il blu, considera l’utilizzo di adoperare varie sfumature di blu nell’allestimento del tuo negozio.

Psicologia del colore

La psicologia del colore deve necessariamente essere considerata quando si tratta di scegliere i colori appropriati per un negozio.

Ad esempio, il rosso può infondere un senso entusiasmo, il blu può regalare un senso di relax mentre il giallo può stimolare l’attenzione.

Combinazioni di colore

Le combinazioni di colore possono essere utilizzate a tuo favore per creare un’atmosfera coerente e armoniosa nel tuo punto vendita.

Una buona pratica è quella di utilizzare una combinazione di 3-4 colori. Ad esempio, si potrebbe utilizzare una combinazione di verde, bianco e beige per un negozio di prodotti naturali.

Materiali

Anche la scelta dei materiali per l’allestimento del tuo negozio è in grado di influire sull’esperienza del cliente e sulla percezione del brand. Ecco allora alcune cose da considerare per scegliere i materiali giusti:

Coerenza con il brand

I materiali scelti dovrebbero essere coerenti con il brand ed il “tono” del negozio. Ad esempio, se il brand è orientato alla sostenibilità, potrebbe essere opportuno utilizzare materiali ecologici che testimonino cura per l’ambiente.

Un’idea interessante per valorizzare i prodotti in questo senso è quella di utilizzare espositori e  mobili in cartone.

Si tratta di mobili ecologici e che possono essere personalizzati con il logo e i colori del tuo brand, ideali per un negozio “sostenibile” che voglia mostrare creatività e originalità.

Funzionalità

I materiali utilizzati dovrebbero essere funzionali e adatti alla tipologia di prodotti proposti nel punto vendita. Ad esempio, se si vendono prodotti fragili, potrebbe essere opportuno utilizzare espositori con vetrinette per proteggerli.

Estetica

I materiali dovrebbero anche essere esteticamente piacevoli e armoniosi con l’ambiente circostante. Una buona idea potrebbe essere quella di utilizzare il legno per creare un’atmosfera calda e accogliente in un negozio di abbigliamento.

Stili

Lo stile dell’allestimento può influire notevolmente sull’esperienza del cliente e sulla sua percezione del brand. Ci sono alcune cose da considerare nella scelta dello stile giusto per il tuo negozio:

Coerenza con il brand

Lo stile del tuo allestimento dovrebbe essere coerente con il brand del negozio. Ad esempio, se si vende abbigliamento vintage, potrebbe essere opportuno utilizzare uno stile retrò. In questo caso anche la scelta dei complementi diventa importante, sceglili con cura.

Illuminazione

L’illuminazione gioca un ruolo importante quando si necessita di allestire un punto vendita.

È noto infatti che un’illuminazione adeguata può creare un’atmosfera invitante e valorizzare i prodotti che offri al pubblico. In questo caso, ecco cosa considerare riguardo il sistema di illuminazione:

Intensità della luce

L’intensità della luce dovrebbe essere adeguata alle esigenze del punto vendita. Ad esempio, se si vendono prodotti che richiedono un’illuminazione particolare, come gioielli o prodotti alimentari, potrebbe essere necessario utilizzare una luce più intensa.

Articoli quali prodotti per la casa e capi di abbigliamento possono anche prevedere una minore intensità.

Colore della luce

Il colore della luce può influire sull’umore dei clienti e sulla percezione dei prodotti. Ad esempio, una luce calda può creare un’atmosfera accogliente e intima, mentre una luce fredda può creare un’atmosfera più moderna e tecnologica. Tutto dipende dal tipo di prodotti che vendi.

Posizionamento delle luci

Il posizionamento delle luci può valorizzare i prodotti e creare un’atmosfera più armoniosa. Ad esempio, si potrebbe utilizzare l’illuminazione a soffitto per creare una luce uniforme o delle luci direzionali per valorizzare i prodotti in esposizione.

Conclusioni

Il giusto allestimento per un negozio è davvero importante per creare un’esperienza d’acquisto piacevole e invitante per i clienti.

Seguendo questi consigli, sarai in grado di creare un’allestimento efficace e coerente con il tuo brand, facendo in modo che i clienti siano più propensi a provare i tuoi prodotti e ritornare anche in seguito.

Quattro generazioni a confronto su presente e futuro

Oggi, nonni, genitori, figli e nipoti sono accomunati da un forte senso di incertezza, in misura maggiore dai 25 anni in su, meno i GenZ, Molto preoccupati per l’attuale instabilità economica e sociale, i timori emergono ancora di più quando si parla delle ripercussioni future dell’attuale situazione generale. Posizione condivisa da tutte le generazioni, ma più marcata tra GenZ e Boomers.
Tra i temi prioritari, per tutte le generazioni al primo posto c’è il costo della vita (63%), al secondo il sistema sanitario (57%), poi ambiente, società e governance (56%). Emerge da uno studio realizzato da Bva Doxa per Invesco, che ha coinvolto quattro generazioni, Boomers (56-67 anni), GenerazioneX (35-55 anni), Millennials (25-34 anni) e GenZ (18-24 anni) per metterle a confronto sui temi chiave del presente e del futuro.

Salute e reddito ai primi posti per tutti

Nella classifica di quanto ritenuto più importante, la salute è al primo posto per tutte le generazioni, seguita dall’avere un reddito sufficiente per le proprie esigenze (GenX e Boomers) e dall’equilibrio tra vita professionale e privata (Millennials e GenZ). La sostenibilità rimane per tutti un valore importante. Che il futuro del pianeta dipenda da scelte sostenibili, nessuno lo nega. Tutti d’accordo che intervenire sarà vitale, ma serpeggiano demotivazione e disillusione, in quanto i comportamenti del singolo vengono percepiti come insufficienti. Il compito spetta ai ‘massimi sistemi’: Governi, industrie, la Legge. Solo la GenZ vuole essere coprotagonista.

GenZ più soddisfatti di società e istituzioni

Le istituzioni in genere non godono di grande stima da parte degli intervistati, che considerano famiglia e amici molto più importanti e appaganti, mentre il maggiore scontento si registra verso lavoro/studio, la società, il ruolo delle aziende private e lo Stato italiano, all’ultimo posto.
A sorpresa, i più soddisfatti di società/istituzioni sono i GenZ. La mancanza di fiducia coinvolge anche le istituzioni finanziarie. La materia finanziaria resta lacunosa, distante e acuisce il senso di smarrimento, facendo sentire gli intervistati indecisi, vulnerabili e fragili.

Rinuncia per i Boomers è ormai una parola svuotata

Ma qual è il legame tra presente e futuro? I concetti di oggi e domani sono strettamente correlati: allo standard di vita presente non si vuole rinunciare, e quello che un tempo era ‘superfluo’ ora è parte integrante della quotidianità. L’idea di sacrificio e rinuncia quasi scompare dal vocabolario, anche per i genitori. E per i Boomers è ormai una parola antica e svuotata. Il futuro è fatto di obiettivi definiti e non troppo lontani e viene identificato nel breve termine (7 anni). Per quanto riguarda il progresso e la dimensione digitale, l’atteggiamento di tutte le generazioni è aperto, senza particolari resistenze ideologiche. In particolare, apprezzano l’Intelligenza artificiale, ma si dimostrano ancora incerte sul Metaverso.

Reti, cloud e sicurezza: i trend del networking per il 2023

Gli ultimi due anni e mezzo hanno portato un enorme cambiamento nel mondo. E dopo aver affrontato una pandemia globale, un conflitto geopolitico, l’incertezza economica e un mondo sempre più ibrido e multicloud, le aziende oggi si chiedono quale strada percorrere. Secondo il Global Networking Trends Report 2023 realizzato da Cisco per analizzare i trend del networking e il ruolo delle reti per una strategia cloud di successo, il 78% dei professionisti IT ha intenzione di affidare alla ‘nuvola’ più del 40% dei dati entro il 2025. Inoltre, anche dopo la pandemia il 40% dei dipendenti continua a lavorare da remoto, ma i modelli di sicurezza tradizionali sono ormai superati, e rappresentano un problema per i professionisti IT.

Le risorse aziendali sono distribuite in ambienti ibridi e multicloud

Le sfide principali per il networking riguardano quindi sia i rischi legati alla sicurezza cloud (51%) sia il numero crescente di dipendenti che lavorano a distanza (39%). 
Per continuare a prosperare, o sopravvivere, in questi ultimi anni le aziende hanno dovuto cambiare il modo di fare business, contribuendo ad accelerare l’adozione del cloud e modificando il ruolo della rete. L’affermarsi di modalità di lavoro ibride ha determinato infatti la necessità di nuovi approcci per garantire ai dipendenti da remoto connessioni sicure ai dati e alle risorse aziendali, ora distribuite in ambienti ibridi e multicloud.

Se l’agilità aziendale è un problema la risposta è nella “nuvola”

Sebbene si torni a lavorare in ufficio, oltre il 40% dei dipendenti continua a lavorare da remoto, a tempo pieno o qualche giorno alla settimana. E se l’agilità aziendale è un problema, per molti la risposta è nel cloud. Continua quindi l’adozione del cloud da parte delle aziende, con il 78% degli intervistati che dichiara l’intenzione di voler ospitare oltre il 40% dei propri dati in un sistema cloud entro il 2025, rispetto all’attuale 63%. Anche l’adozione del multicloud cresce, con il 42% degli intervistati che vede in uno sviluppo più agile e scalabile delle applicazioni la ragione principale per utilizzare diversi cloud.

Visibilità end-to-end e fornire accesso sicuro alle applicazioni

L’accesso sicuro alle applicazioni cloud è la principale sfida in ambito networking per il 2023. E al fine di garantire un’esperienza applicativa coerente, anche la visibilità end-to-end lungo la catena di distribuzione dei servizi digitali (ad esempio, tra utente e cloud), è una delle principali preoccupazioni dei professionisti IT aziendali. Fornire accesso sicuro alle applicazioni che possono risiedere on premises, e allo stesso tempo, essere distribuite in diversi cloud, è invece la principale sfida secondo il 41% degli intervistati. Inoltre, poiché il traffico di rete ha origine e termina al di fuori della rete aziendale, secondo il 37% degli intervistati è fondamentale avere visibilità end-to-end delle prestazioni di rete e della sicurezza.

I cinque motivi principali delle richieste di contatto alle aziende 

Skebby.it, la piattaforma che offre servizi professionali di mobile marketing & service, ha svolto un’indagine per capire quali sono i primi 5 motivi per cui le aziende vengono contattate più spesso dalla clientela. Se in passato le aziende venivano contattate per richiedere informazioni generali, oggi molte risposte a queste domande sono già disponibili sui siti web delle aziende stesse, o possono essere trovate facilmente anche in autonomia cercando in Rete.
I clienti, quindi, ora tendono a chiedere informazioni più precise. E le aziende devono tenerne conto per scegliere modalità e canali di comunicazione da utilizzare con i consumatori.

Spedizioni, ordini, prodotti, rimborsi, fatturazione e pagamenti

Il primo motivo per cui gli italiani si rivolgono alle aziende è quello di ottenere aggiornamenti sulla spedizione dei prodotti acquistati (18,8%), anche a integrazione di quanto è già presente sul sito Internet dell’azienda o del corriere. Al secondo posto, la richiesta di maggiori dettagli sul servizio o sul prodotto che si intende acquistare o si è già acquistato (15,4%), mentre al terzo, le richieste di informazioni sull’ordine effettuato (13,4%). Gli aggiornamenti su rimborsi o sul cambio di prodotto sono poi al quarto posto (12,6%), mentre il quinto motivo per cui si contattano le aziende è legato alle questioni relative a fatturazione e pagamenti (11,8%).

I clienti hanno esigenze concrete


“Le principali motivazioni per cui ci si rivolge alle aziende oggi sono molto concrete e riguardano informazioni specifiche, che richiedono a loro volta risposte precise e veloci – commenta Domitilla Cortelletti, Marketing Manager di Skebby.it -. Tra le possibilità messe a disposizione non deve, quindi, mai mancare quella degli SMS, che consentono di creare conversazioni efficienti, e tramite link ed emoji, anche particolarmente coinvolgenti. Utilizzando una piattaforma di invio e ricezione SMS, ad esempio, le aziende possono, semplificare le procedure di contatto, contenere i costi e al contempo sfruttare un canale meno inflazionato rispetto a e-mail e messaggistica istantanea, e che inoltre, consente di raggiungere tutti i telefoni, non solo gli smartphone, potendo così includere anche le fasce di popolazione più anziana”.

Il Customer Care influenza il processo di acquisto

Il Servizio Clienti ha assunto nel tempo un ruolo sempre più importante, fino a costituire oggi un fattore che influenza in modo significativo il processo di acquisto e l’esperienza complessiva del cliente. I tempi di risposta, la disponibilità degli operatori nell’offrire supporto e la facilità di contatto rappresentano elementi chiave per la valutazione complessiva della customer experience. Perché la qualità della relazione con la clientela è un aspetto cruciale del processo di vendita.

Il vento dell’est soffia sull’automotive: i trend della mobilità in Italia

Secondo uno studio condotto da ANIASA e Bain & Company, Il vento dell’Est soffia sull’automotive, grazie a costi di produzione più competitivi, nei prossimi anni i costruttori dell’Est Europa e asiatici conquisteranno crescenti fette di mercato. Dal 2015 a oggi l’Europa ha perso la produzione sul proprio territorio di 5 milioni e 300mila vetture, oggi prodotte per lo più in Cina. Complici la crisi dei chip e la guerra in Ucraina, si assiste inoltre a un ulteriore invecchiamento del parco circolante, con emissioni in aumento. Insomma, il settore automotive è destinato a cambiare molto più di quanto non abbia fatto negli ultimi decenni. Non solo nuovi modelli, anche nuove motorizzazioni (BEV, HEV), produttori, modelli di business, mix di segmenti, e nuovi canali, come il noleggio.

Crollano le rottamazioni: il parco circolante cresce e invecchia

Gli italiani rimandano l’acquisto dell’auto e per lo più finiscono per tenersi la propria, come confermato dal drastico crollo delle rottamazioni: nel 2022 quasi mezzo milione in meno. La naturale conseguenza di questi fattori è una crescita continua del parco circolante, nonché della sua età media, che ormai raddoppia i livelli di 20 anni fa, superando i 12 anni di età per vettura. E quando gli italiani devono proprio cambiare l’auto, preferiscono sempre più noleggiarla anziché acquistarla.
In questo contesto, dunque, incentivi e sconti aggiuntivi, se ben orchestrati, sono l’unico elemento che potrebbe far prendere in considerazione l’acquisto di un’auto nuova.

Crolla anche il mito delle piccole elettriche da città

Almeno per il momento crolla il mito delle piccole elettriche da città. La progressiva elettrificazione sta portando infatti a un graduale disimpegno dei costruttori tradizionali dal segmento delle utilitarie. A oggi, i veicoli elettrici ottengono la quota maggiore nei segmenti di vetture medio-grandi.
Nelle immatricolazioni del primo trimestre 2023, la quota BEV nelle vetture medie/grandi è pari a circa il 13% del totale, contro il 2,6% nelle compatte. Le BEV si confermano, inoltre, più concentrate nelle grandi città. A vincere sono sempre i motori benzina e le auto ibride mild.
Si conferma poi la centralità della sostenibilità economica come fattore determinante nelle abitudini di consumo degli italiani. Auto e trasporto pubblico sono vincenti grazie alla loro convenienza e flessibilità per tutti i fini di mobilità. 

L’Europa cede lo scettro alla Cina

In risposta alle esigenze di sostenibilità economica, il mercato italiano sta diventando sempre più appannaggio di costruttori dell’Est, in grado di produrre auto a costi più competitivi. Dalla Cina si affacciano nuovi attori nativi EV, non solo nella parte di mercato mainstream, ma anche nei segmenti top. Non a caso, alcuni brand asiatici hanno già scalato molte delle prime posizioni nelle vendite globali di vetture elettrificate, scavalcando anche Tesla.
L’Europa ha poi ceduto lo scettro di principale produttore alla Cina, che già oggi raggiunge il 4° posto tra i Paesi che hanno registrato il maggior numero di brevetti in Europa. L’Italia è undicesima.

Lavori estivi: servono altri 100mila dipendenti

Se il 36% delle imprese del commercio e turismo quest’anno segnala di avere avuto difficoltà a reperire personale, tali difficoltà in molti casi non sono state ancora superate, e rischiano di causare un ‘buco’ nella stagione estiva ormai alle porte, per la quale saranno necessari fino a 100mila lavoratori in più. A stimarlo è Confesercenti, sulla base di un sondaggio somministrato con Swg alle imprese dei comparti commercio e turismo in occasione delle celebrazioni del primo maggio. A frenare il lavoro nei due comparti è anche la carenza di candidati, fattore indicato dal 28% delle attività con difficoltà di reperimento. Una carenza che il 61% delle imprese attribuisce alla visione della stagionalità come precarietà. 

I giovani non vogliono impegnarsi nei giorni festivi?

Ma è soprattutto sui giovani che pesa l’impegno lavorativo nei giorni festivi e prefestivi (60%), unita all’idea che nel commercio e nel turismo ci sia poca possibilità di crescita professionale ed economica (55%). A rendere difficile il reperimento di addetti, però, è soprattutto il mismatch, ovvero il disallineamento tra offerta e domanda di lavoro. Quasi un’impresa con problemi di personale su due (46%) indica infatti come impedimento principale proprio la mancanza di candidati con una preparazione adeguata. Fattore minore, invece, è quello economico: solo il 19% segnala di non aver assunto perché non si è trovato l’accordo sui compensi.

La carenza di personale nel commercio e turismo è un problema stringente

Nonostante questo, per superare i problemi il 43% delle imprese ha fatto leva proprio sull’offerta economica, sotto forma di incentivo (27%) o retribuzione maggiore rispetto al Ccnl di riferimento (16%). E se il 19% si è rivolto a un’agenzia di lavoro privata, il 31% non è riuscito comunque a trovare gli addetti necessari, e per far fronte alla carenza progetta di tagliere i servizi offerti ai clienti.
“Il problema della carenza di personale nel commercio e nel turismo è sempre più stringente – sottolinea Confesercenti -. Per risolverlo, bisogna garantire maggiore flessibilità contrattuale e rafforzare le politiche attive e per la formazione. Se confermate, le misure previste dal dl lavoro, su cui abbiamo apprezzato il confronto con le associazioni condotto dal Governo, vanno nella giusta direzione”’.

Le proposte di Confesercenti

Bene quindi il taglio del cuneo fiscale, ma secondo l’associazione “’sarebbe opportuno detassare anche i futuri aumenti contrattuali riferiti ai Ccnl comparativamente più rappresentativi, anche in considerazione del fatto che sono aperti i tavoli negoziali dei Ccnl di terziario e turismo che impattano su più di 8 milioni di lavoratori. Da reintrodurre anche i voucher, e in forma semplificata rispetto al passato, il job sharing, eliminando inoltre il tetto di ore minime che molti Ccnl ancora impongono per il part time. Per gli stagionali del turismo, riporta Adnkronos, servirebbe un decreto ad hoc, con misure come il credito d’imposta alle imprese per sostenere vitto e alloggio degli stagionali e favorire così la mobilità interregionale”.

La Design Week 2023 mette al centro sostenibilità e qualità

La 61esima edizione della Milano Design Week 2023 si è presentata con una veste completamente rinnovata, con l’obiettivo di rispondere alle sfide con cui oggi deve misurarsi anche il comparto del design, dall’arredo al progetto: sostenibilità ed economia circolare. Dal 17 al 23 aprile 2023 la settimana milanese dedicata interamente al settore del design ha visto l’evento fieristico del Salone del Mobile, ospitato negli spazi di Rho Fiera Milano, accompagnarsi ai consueti eventi del Fuorisalone, che hanno animato i diversi design district della città. Il tutto all’insegna della sostenibilità ambientale e della responsabilità sociale ed economica, che quest’anno sono stati protagonisti in tutte le fasi di questa edizione 2023.

La qualità è il driver principale della sostenibilità

Dall’indagine svolta da Ipsos e Symbola emerge come per il 56,5% degli intervistati la qualità rappresenti il driver principale della sostenibilità. La qualità è legata infatti alla convinzione che un prodotto sostenibile sia significativamente migliore rispetto agli altri, e che l’azienda sostenibile sia più affidabile, degna di fiducia, e ‘prenda le cose’ più seriamente. La maggiore enfasi posta al concetto di qualità rappresenta una vera e propria svolta culturale, e porta con sé molte implicazioni di grande interesse, poiché sempre più spesso la sostenibilità è associata al benessere individuale, economico e sociale, e non solo a quello ambientale.

Arredamento: funzionalità, innovazione, principi etici guidano la scelta di un prodotto

L’indagine Ipsos-Symbola spiega come la sostenibilità sia sinonimo di qualità quando coniuga la funzionalità del prodotto, la presenza di certificazioni ambientali, l’innovazione e i principi etici dell’impresa. Per quanto riguarda il settore dell’arredamento, la qualità rappresenta un aspetto decisamente importante nella scelta di un prodotto: oltre il 70% degli intervistati è disposto a pagare di più per un mobile di qualità superiore. E in tutto ciò la sostenibilità ha un peso rilevante, in quanto incide su questa scelta per il 42% del campione.

L’economia circolare nella filiera del mobile

Ma come si declina il concetto di qualità nel settore del design? Un mobile di qualità deve soprattutto durare nel tempo, essere prodotto in Italia, ma anche dimostrare l’impegno per l’ambiente, quindi, riducendo le emissioni di CO2, l’uso di sostanze chimiche, e al contempo, evitando lo spreco di risorse. Per risultare davvero sostenibile il settore dell’arredamento deve anche prestare attenzione a determinati aspetti della filiera, in particolare, quelli legati all’economia circolare. Ovvero, la produzione e la lavorazione delle materie prime e lo smaltimento del prodotto a fine utilizzo e dei prodotti complementari/usurabili. Altri aspetti legati al trasporto, alla produzione e al confezionamento, dagli intervistati risultano meno considerati.

Boom del noleggio auto nel primo trimestre 2023 

Secondo l’analisi di Dataforce, il noleggio si conferma il canale di distribuzione che traina il mercato italiano dell’auto. Nel primo trimestre di quest’anno il noleggio a lungo e a breve termine insieme hanno immatricolato 148.827 Passenger Cars e Light Commercial Vehicles, il 31,5% dell’intero mercato. Una percentuale dunque molto vicina a una quota di un veicolo su 3. In particolare, i primi tre mesi del 2023 registrano un record per il noleggio auto a lungo termine, che con 108.392 immatricolazioni segna +72,18% rispetto al 2022 e supera il record storico di 94.741 immatricolazioni del 2018. Il noleggio a breve termine, invece, seppur in forte ripresa con il suo +138% di immatricolazioni, è ancora lontano dai numeri degli anni pre-Covid.

Salgono tutti i segmenti ma soprattutto il Captive

Se l’anno scorso si parlava di crisi dell’auto oggi si può dire che per il noleggio auto a lungo termine il primo trimestre 2023 mostri segnali fortemente incoraggianti. Il trend delle immatricolazioni segna +65% a gennaio, +58% a febbraio e +89,70% a marzo. Salgono tutti i segmenti ma soprattutto il Captive, quello delle case produttrici, che si avvicina sempre più al segmento Top. A segnare le performance più interessanti sono due compagnie del segmento Captive della galassia FCA-Stellantis: Leasys e Drivalia.
Leasys ha segnato un +128,78% diventando il player numero 1 in Italia davanti a Arval e Drivalia. Anche la giapponese KINTO del gruppo Toyota raddoppia la flotta, confermando l’interesse verso lo Stivale.

Noleggio a breve termine: è davvero fuori dal tunnel?

A un primo sguardo si direbbe che il primo trimestre 2023 del noleggio auto a breve termine sia andato molto bene, segnando +138,13% immatricolazioni. Ma il settore è davvero ‘fuori dal tunnel’? Nei primi tre mesi del 2017 il noleggio a breve termine immatricolava 69.874 veicoli, 78.109 nel 2018 e 84.075 nel 2019. Oggi, nel 2023, raggiunge la quota di 21.344 veicoli, appena un quarto di quanto faceva prima del Covid.

Sarà comunque un 2023 positivo

Se il trend sarà confermato vedremo un 2023 positivo per il noleggio a breve termine, anche se lontano dagli standard a cui ci aveva abituato. In ogni caso, crescono bene tutti i segmenti, e in particolare il Medium, rappresentato da noleggiatori di medie dimensioni, che cresce di 6 volte.
I due top player, Avis e Hertz, triplicano le immatricolazioni, e Europcar sorprende tutti decuplicando le immatricolazioni, da 206 a 2278. Ma come detto in precedenza, i dati del 2022 erano incredibilmente bassi.

Italia, inflazione: per il 60% dei cittadini l’e-commerce aiuta a contenerla

Il principale problema dell’Italia, secondo il 70% degli intervistati della survey realizzata da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Amazon, è l’inflazione. Dalla ricerca, titolata “Inflazione e e-commerce: abitudini e percezioni degli italiani” e presentata presso la Sala Zuccari del Senato a Palazzo Giustiniani a Roma, emerge che nove italiani su dieci ritengono che il potere d’acquisto si sia ridotto nell’ultimo anno. Questo è il principale motivo per cui molte persone hanno intenzione di prestare maggiore attenzione ai prezzi. Nel contesto attuale, il 60% dei rispondenti ritiene che l’e-commerce abbia contribuito al contenimento dell’inflazione, permettendo di aumentare o mantenere invariato il proprio potere d’acquisto.

La corsa dell’inflazione dopo lo scoppio della guerra

L’inflazione in Italia è stata fortemente accelerata nel 2022 dalla guerra tra Russia e Ucraina. Percentuali alla mano, si è passati da un tasso di inflazione negativo (o comunque prossimo allo 0%) nel 2020 ad uno medio dell’8,9% nell’ultimo anno. Non a caso, 7 italiani su 10 ritengono che l’incremento dei prezzi e del costo della vita sia oggi il principale problema del paese, quasi 30 punti percentuali in più rispetto al secondo problema maggiormente sentito, la disoccupazione. Si tratta di una percezione trasversale a tutte le fasce d’età e presente uniformemente in tutte le aree geografiche.

Come gli aumenti impattano sui consumi degli italiani?

Lo studio di The European House – Ambrosetti in collaborazione con Amazon ha analizzato l’impatto dell’inflazione sulle abitudini di consumo degli italiani e il ruolo del commercio elettronico. L’e-commerce, secondo la ricerca, sta giocando un ruolo strategico nell’attuale contesto socio-economico, con il 60% degli italiani che sostiene che abbia contribuito al contenimento dell’inflazione, permettendo di aumentare o mantenere invariato il proprio potere d’acquisto. Emerge poi una maggiore percezione dell’economicità del canale online tra i più giovani e i cittadini con livelli di istruzione più alti. Mentre i benefici in termini di maggiore accessibilità e ampiezza dell’offerta sono percepiti soprattutto dalle fasce d’età più anziane.

L’e-commerce come volano del Made in Italy

Secondo la survey, l’e-commerce può diventare anche uno strumento di promozione del Made in Italy. Non a caso, tre italiani su quattro acquistano prodotti Made in Italy via e-commerce. Tra le categorie merceologiche più apprezzate online figurano Fashion (43,7%), Food&Beverage (32,5%) e Furniture (23,4%), ovvero le “3F” del Made in Italy in cui è riconosciuta all’Italia una leadership a livello internazionale. In questo contesto, Amazon si posiziona come uno dei principali canali di vendita online dei prodotti Made in Italy.