Lo smart working in Italia non decolla. Ecco le ragioni del flop

I numeri dello smart working in Italia sono deludenti: nel 2017 solo 314 aziende hanno chiesto gli sgravi contributivi pari al 5% della retribuzione prevista per i programmi di lavoro agile, la cui normativa è entrata in vigore il 14 giugno. Quasi certamente quindi il budget 2017 di 55 milioni non sarà raggiunto, e chi ha fatto domanda otterrà il beneficio.

Da quanto emerge dai primi dati relativi all’applicazione della legge 81 del 2017 sul lavoro agile, anticipati da ItaliaOggi Sette, sul totale delle domande 231 interessano le misure dell’area d’intervento della flessibilità in entrata e uscita più che al lavoro in remoto. In altri termini, la legge sullo smart working è stata un flop.

Troppo caute le aziende, ma anche i lavoratori

Il motivo dell’insuccesso sembra da ricercarsi in un approccio piuttosto cauto da parte delle aziende, ma anche dei lavoratori, che spesso vedono l’allontanamento dal posto di lavoro come anticamera del licenziamento. Oppure temono che il lavoro fuori dall’ufficio finisca per coinvolgere eccessivamente anche la propria vita privata.

Un’altra ragione che può spiegare il mancato successo è legata ai tempi molto stretti dell’operazione, che prevedeva la richiesta delle domande entro il 15 novembre, domande che dovevano essere riferite ai contratti collettivi depositati da gennaio a ottobre dello stesso anno, riporta Agi.

Nel 2017 il 36% delle grandi aziende ha avviato progetti strutturati di lavoro agile

Secondo i dati dell’Osservatorio sullo smart working del Politecnico di Milano, nel 2017 il 36% delle grandi aziende ha avviato progetti strutturati di lavoro agile, contro il 30% dello scorso anno. L’interesse per il lavoro agile, secondo questa ricerca, aumenta anche tra le Pmi, ma con un approccio più informale: il 22% ha in corso progetti di smart working, ma solo il 7% con iniziative strutturate. Infine, il 53% di queste aziende ritiene il lavoro agile poco applicabile alla propria struttura produttiva.

Spezzare in due la settimana è la scelta più saggia

Quelle (poche) società che hanno istituito lo smart working farebbero meglio a spingere i loro dipendenti per il mercoledì “casalingo”. Questo è il consiglio di Shari Buck, co-fondatore di Doximity, piattaforma americana di servizi di social networking , secondo il quale spezzare in due la settimana è la scelta più saggia. “Per i nostri affari, il mercoledì a casa è stata la chiave di successo – spiega Buck -. Ed è per questo che abbiamo deciso che quello sarebbe stato il giorno giusto per tutta l’azienda”. Questione di sincronia, ma anche di risparmio. Se infatti tutti i 280 impiegati si assentano lo stesso giorno è possibile chiudere tutti gli uffici, con una notevole riduzione dei costi.