Ponti di primavera, dove hanno scelto di andare gli italiani?

La primavera porta con sé l’opportunità irrinunciabile di pianificare una vacanza, senza la necessità di cercare mete esotiche, ma preferendo invece luoghi vicini che offrano relax, belle passeggiate, e la possibilità di godere del mare, della montagna e di località ricche dal punto di vista artistico. Questo spirito ha guidato 13,9 milioni di italiani a viaggiare tra il 25 aprile e il primo maggio, rispettivamente in occasione dell’Anniversario della Liberazione e della Festa dei Lavoratori.

Vacanza lunga per 4 milioni di fortunati

In particolare, 4,1 milioni di italiani hanno deciso di “allungare” la vacanza, utilizzando entrambe le festività, mentre 4,6 milioni hanno optato per il solo 25 aprile e 5,2 milioni per il primo maggio. Il calendario di quest’anno, con il 25 aprile che cade di giovedì e il primo maggio di mercoledì, ha certamente influenzato le scelte di viaggio.

Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, ha commentato i risultati dell’indagine condotta da Tecnè per la federazione degli albergatori, evidenziando che la maggioranza degli italiani ha scelto di restare in Italia per le vacanze, confermando una tendenza consolidata nel tempo che favorisce il settore turistico nazionale. Inoltre, ha sottolineato l’affetto degli italiani per le strutture ricettive italiane, con gli alberghi in prima posizione tra le preferenze dei viaggiatori.

Mare Italia per il 25 aprile

Per quanto riguarda il 25 aprile, il 90,2% degli intervistati ha scelto di restare in Italia, con le mete preferite che includono il mare (39,7%), le località d’arte (25,6%) e la montagna (13,7%). Per coloro che hanno optato per l’estero, le capitali europee sono state la scelta principale (74,5%), seguite dal mare (17,1%). L’albergo è stato l’alloggio preferito (39,9%), con una durata media della vacanza di 4,3 giorni e una spesa media pro capite di 439 euro.

L’albergo è la sistemazione preferita 

Per il primo maggio, il 95,7% degli italiani ha scelto di restare in Italia, con le preferenze di destinazione che riflettono quelle del 25 aprile. Anche in questo caso, l’albergo è stato l’alloggio preferito (49,5%), con una durata media della vacanza di 3,1 giorni e una spesa media pro capite di 379 euro.

485 euro la spesa media pro capite

Complessivamente, 4,1 milioni di italiani hanno deciso di approfittare di entrambe le festività, con una spesa media pro capite di 485 euro. La motivazione principale per le vacanze è stata il riposo e il relax (63,2%), seguito dal divertimento (30,0%).
Tra coloro che non hanno pianificato una vacanza, la maggioranza ha citato motivi economici come ragione principale per la loro scelta.

Internet of Things: sfiorati 9 miliardi di euro nel 2023

Nel 2023 il mercato italiano dell’Internet of Things valoe di 8,9 miliardi di euro, +9% rispetto al 2022. Secondo la ricerca dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, la fetta più grande è rappresentata dalla Smart Car, con un fatturato di oltre 1,5 miliardi di euro (18% del totale), seguita dalle applicazioni IoT nel mondo utility (Smart Metering e Smart Asset Management, 1,38 miliardi, +1%). Ad esempio, nel 2023 sono sati installati altri 750.000 contatori gas connessi, l’87% del parco complessivo,1,7 milioni contatori elettrici di seconda generazione (71%), 850.000 contatori smart per l’acqua (17%).

Seguono Smart Building (1,3 miliardi, -1%), Smart City (950 milioni, +15%), Smart Factory (905 milioni, +16%), Smart Home (810 milioni, + 5%), Smart Logistics (770 milioni, +8%), Smart Agricolture (570 milioni, +6%) e Smart Asset Management (330 milioni, +7%).

Sono 140 milioni gli oggetti connessi

Gli oggetti connessi attivi in Italia sono 140 milioni, poco più di 2,4 per abitante. A fine 2023 si contano 41 milioni di connessioni IoT cellulari (+5% rispetto al 2022) e 100 milioni di connessioni abilitate da altre tecnologie di comunicazione (+17%).
Tra queste, una spinta importante arriva dalle reti LPWA (Low Power Wide Area) che passano da 2,4 milioni a 3 milioni di connessioni.

Parallelamente, l’offerta di soluzioni IoT continua a evolvere, con un numero crescente di aziende in grado di raccogliere grandi quantità di dati dagli oggetti connessi, grazie ai quali è possibile integrare l’offerta con nuovi servizi di valore. Questo approccio ha un impatto diretto sui numeri del mercato: i servizi raggiungono quota 4 miliardi di euro (+14%).

L’integrazione con l’AI

Due grandi sfide che il mercato dovrà affrontare riguardano l’integrazione tra IoT e Intelligenza Artificiale e la sostenibilità.

“È infatti proprio grazie all’effettiva capacità di sfruttare l’enorme potenziale derivante dall’integrazione tra IoT e AI che si porranno le basi per lo sviluppo del mercato futuro, grazie a nuovi scenari di utilizzo e ai numerosi benefici derivanti dall’impiego di dispositivi sempre più intelligenti – afferma Angela Tumino, Direttrice dell’Osservatorio -. Anche la sostenibilità è sempre più al centro dell’attenzione di imprese e cittadini, e l’IoT può giocare un ruolo importante”.

L’Industrial IoT

Nonostante la crescita del valore di mercato, nel 2023 si assiste a un rallentamento nel lancio di nuovi progetti Industrial IoT, con il 18% delle grandi aziende ha avviato progetti nel corso dell’ultimo anno rispetto al 31% del 2022 e al 21% del 2021.
Un calo imputabile soprattutto al dimezzamento degli incentivi, che ormai hanno un impatto diretto sull’avvio di nuovi progetti.

“A testimonianza di ciò – evidenzia Giovanni Miragliotta, Responsabile scientifico dell’Osservatorio -, quasi la metà delle imprese (48%) ha attribuito un ruolo chiave agli incentivi nella decisione di attivare progettualità di Smart Factory in passato. Nel biennio 2024-25, grazie al nuovo Piano di Transizione 5.0 che prevede lo stanziamento di 6,3 miliardi di euro, ci si augura che questa tendenza potrà essere finalmente invertita”.

Sostenibilità e consumo: gli studi sulle nuove abitudini degli italiani

Oggi la sostenibilità non solo è un trend per le aziende, ma anche per i cittadini che la considerano una bussola per le proprie azioni quotidiane.
Sono diverse le indagini che studiano i comportamenti di consumo degli italiani, che grazie ‘all’effetto Greta’ e alle numerose iniziative connesse all’Agenda 2030 dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, si dimostrano sempre più informati sulle pratiche sostenibili.

Da uno studio condotto nel 2023 dalla Fondazione Fratelli Tutti, il 78% del campione di intervistati afferma di conoscere bene o discretamente la sostenibilità economica, sociale e ambientale. Solo il 22% dichiara di avere una conoscenza superficiale o di non conoscere cosa sia.

Cosa frena i comportamenti responsabili?

I dati dell’Osservatorio per la Coesione e l’Inclusione Sociale rilevano come nel triennio 2018-2020 circa due terzi della popolazione italiana segua pratiche di consumo responsabile, con un incremento del +219% rispetto al dato contenuto nel rapporto Iref del 2002.

D’altra parte, si assiste alla polarizzazione delle pratiche tra i cittadini interessati e attivi (circa 60%) e gli ‘indifferenti’ che, pur essendo informati, dichiarano in modo crescente di non essere interessati a pratiche di consumo sostenibile.
Ma perché se la sostenibilità si sta affermando come tema centrale nella comunicazione, molti cittadini si dichiarano ‘indifferenti’? Cosa frena le persone dal comportarsi in modo responsabile?

La volontà non sempre trova riscontro nella pratica d’acquisto

La ricerca di Fondazione Unipolis e condotta da NeXt Economia cerca di dare una risposta a questa domanda, indagando le cause del perché nel corso del tempo un crescente numero di persone esprima la volontà di adottare abitudini di consumo sostenibili, ma la volontà non sempre trovi riscontro nella pratica e quindi nei comportamenti d’acquisto.

Secondo una ricerca di Procter & Gamble Italia insieme all’Istituto Piepoli, il tempo e la praticità sembrano essere i principali ostacoli alle scelte sostenibili, che insieme alle asimmetrie informative influiscono sulla percezione e l’effettiva importanza di un’azione concreta.

Un nuovo paradigma economico sostenibile è possibile?

Il questionario ‘Indicatori per un nuovo paradigma economico sostenibile’ messo a punto dall’indagine, oltre a monitorare negli anni lo stato di avanzamento del nuovo paradigma economico fra i cittadini italiani, vuole rilevare i diversi livelli di consapevolezza e le diverse forme di partecipazione. 

La compilazione sarà possibile attraverso il modulo online fino al 29 marzo 2024. La partecipazione del maggior numero di persone sarà fondamentale per approfondire le cause che non permettono una massiccia partecipazione dei cittadini alle azioni quotidiane di consumo responsabile. Nonché a implementare strategie per una crescente diffusione dei principi e dei valori di sostenibilità.

Iscrizioni scolastiche: dominano sempre i licei con il 55,63% delle preferenze

Con il 55,63% di domande sul totale delle iscrizioni, il liceo continua a essere considerato la prima scelta per gli studenti italiani. Gli istituti tecnici e i professionali mostrano però un trend in crescita. I primi rilevano il 31,66% delle iscrizioni (contro il 30,9% dello scorso anno) e i secondi il 12,72% (contro il 12,1 % dello scorso anno).

Il 10 febbraio si sono chiuse le iscrizioni all’anno scolastico 2024/2025 sulla piattaforma online Unica (unica.istruzione.gov.it). E secondo i dati rilevati sono ancora i licei a essere preferiti da oltre la metà delle studentesse e degli studenti italiani che devono effettuare la scelta della scuola secondaria di II grado.

Valditara: “La filiera del 4+2 ha registrato un interesse significativo”

Quest’anno per il mondo della scuola sono due le novità. La prima è l’avvio della sperimentazione della filiera tecnico professionale “4+2”, che ha raggiunto 1.669 iscrizioni, e la seconda riguarda i nuovi licei del “Made in Italy”, le cui iscrizioni sono 375.

“La filiera del 4+2 ha registrato un interesse significativo da parte delle famiglie, si tratta di un risultato importante e non scontato – ha dichiarato il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara -. Gli studenti da settembre potranno contare su un percorso e su programmi fortemente innovativi e su una maggiore sinergia con il mondo produttivo”.

Una nuova offerta formativa: il liceo del Made in Italy 

“Il Made in Italy è la nuova offerta formativa messa in campo dai licei che avevano già attivo l’indirizzo Scienze Umane con opzione Economico-sociale, pensata per una formazione tesa a valorizzare le eccellenze italiane riconosciute a livello internazionale – ha aggiunto il ministro -. Una opzione che dal prossimo anno potrà rafforzarsi nell’alveo dei licei più tradizionali. È importante – ha proseguito Valditara – avere ampliato l’offerta formativa a disposizione degli studenti italiani venendo incontro alle esigenze e alle nuove sfide del mondo del lavoro. È la strada giusta per una scuola di successo per i nostri ragazzi”.

Piattaforma Unica: semplice e veloce, apprezzata dal 92% degli utenti

Quest’anno, inoltre, le famiglie hanno mostrato un notevole apprezzamento per la nuova piattaforma Unica, per semplicità e velocità delle procedure anche da dispositivo mobile. Il 92% circa degli utenti ha infatti affermato di ritenere efficiente il funzionamento del servizio offerto, mentre il 93% degli stessi ha gradito la semplicità di utilizzo del servizio.

Mercato Tech in discesa: -6,4% fatturato, -7,3% volumi nel 2023

Dopo un 2022 leggermente negativo (-2,7%), secondo i dati GfK Market Intelligence il mercato italiano della Tecnologia di consumo ha chiuso il 2023 con una flessione più marcata del fatturato, il -6,4%, per un valore complessivo del mercato pari a 16 miliardi di euro a fine anno.
Il trend è leggermente più negativo se si analizzano i volumi venduti. In questo caso, il calo è stato del -7,3% rispetto al 2022.

Insomma, quello da poco concluso è stato un anno difficile per il mercato della Tecnologia di consumo.
Secondo i dati GfK, il trend negativo interessa sia i punti vendita tradizionali sia il canale online. Tra i principali comparti, gli unici a crescere sono il Grande Elettrodomestico e il Piccolo Elettrodomestico.

Il peso delle vendite online in Italia è tra i più bassi d’Europa

Il settore Tech sta vivendo una fase di rallentamento della domanda, dovuto sia all’effetto saturazione sia alle preoccupazioni dei consumatori legate a carovita e crisi internazionali. Ma se si confrontano i dati con quelli del 2019 il 2023 registra un aumento di fatturato del +8,3%.
La negatività riguarda sia le vendite effettuate sui canali tradizionali, diminuite del -7,1% rispetto al 2022 sia quelle effettuate sul canale online, anche se in maniera più limitata. In questo caso, il calo è stato del -4,4% a valore.

A fine anno le vendite online sono arrivate a pesare il 26,8% del mercato Tech nel suo complesso. Un dato sostanzialmente stabile rispetto al 2022, quando pesavano per il 26,2%. E seppure in crescita, il peso delle vendite online in Italia rimane tra i più bassi in Europa.

Solo grandi e piccoli elettrodomestici rimangono in area positiva

La contrazione delle vendite riguarda quasi tutti i comparti della Tecnologia di consumo. Fanno eccezione solo il Grande Elettrodomestico (+3%) e il Piccolo Elettrodomestico (+0,3%), che rimangono in area positiva.
Registra un calo del -2,2% a valore la Telefonia, che si conferma come il settore più importante per giro d’affari generato.

Il comparto più negativo in assoluto è quello dell’Elettronica di Consumo, che registra una contrazione del -28,7%. Dopo la forte crescita del 2021 e del 2022 dovute allo switch-off, il 2023 conferma quindi il rallentamento della domanda per questi prodotti. Ma il trend negativo riguarda anche il settore dell’Information Technology/Office e il Photo, che chiudono l’anno con un calo delle vendite rispettivamente del -8,6% e del -6,9% a valore.

Nel 2024 l’AI darà un impulso positivo al mercato?

Nel corso del 2023 ha visto un leggero calo delle vendite anche l’Home Comfort (-2,8%), un comparto che nel 2022 aveva registrato performance particolarmente positive (+25,3% a valore rispetto all’anno precedente), ma che nel 2023 ha pagato una stagione estiva concentrata nei soli mesi di luglio e agosto.

La vera sfida nel 2024 sarà l’introduzione sempre più massiccia dell’Intelligenza Artificiale in molti settori della Tecnologia di consumo, con la speranza che queste innovazioni possano dare un impulso positivo al mercato.

Il 2024 è l’anno della cybersicurezza

Siamo sopravvissuti a un anno difficile, non solo per gli attacchi cyber sventati, ma soprattutto per un mercato della sicurezza cibernetica ancora polarizzato dalle multinazionali consulenziali. Secondo Luisa Franchina, Presidente dell’Associazione Italiana esperti Infrastrutture Critiche, il 2023 si chiude con l’alba del nuovo mondo della certificazione di prodotto. Rispetto alle Pmi, grandi aziende italiane e Infrastrutture Critiche sono già preparate, e hanno costituito la massa critica della resistenza italiana contro gli attacchi cyber.

Occorre quindi lavorare sulla diffusione delle competenze, la formazione di personale tecnico, non solo manageriale, e sulla creazione di capacità che possano consentire anche a Pmi e PA di impostare assetti strategici di security, e non solo ricorrere a patch tecnologiche a macchia di leopardo.

Presidiare i sistemi IoT

Per Alessio Aceti, ceo HWG Sababa, nel 2024 gli attaccanti sfrutteranno sempre più i dispositivi IoT delle organizzaizoni, sia all’interno di botnet sia all’interno della rete dell’attaccato per poter scegliere tempi e modalità per sferrare attacchi più remunerativi.

I dispositivi IoT non sono quasi mai gestiti dai responsabili IT. Gli attaccanti sono quindi consapevoli che queste ‘porte’ sono meno presidiate dal lato security, e al contempo consentono accesso alla rete aziendale.
Ecco perché sarà necessario focalizzarsi sui sistemi IoT affrontando la gestione del ciclo di vita dei dispositivi, il tema delle vulnerabilità e quello della gestione delle identità e degli accessi privilegiati.

Smart City e AI

Le città digitali del futuro porteranno poi con sé tanti vantaggi per i cittadini, ma anche nuovi rischi. L’evoluzione delle città, sempre più connesse, porterà inevitabilmente in primo piano la necessità di proteggere i servizi essenziali (reti elettriche e idriche, infrastruttura del trasporto pubblico e della smart mobility) dai potenziali attacchi dei cybercriminali.

Quanto all’impatto dell’Intelligenza artificiale, il suo utilizzo nel settore della cybersecurity sarà la necessaria evoluzione per contrastare attacchi sempre più pervasivi. E potrà consentire di affrontare un numero maggiore di minacce in modo pratico ed efficace.

Il cellulare è il nuovo endpoint

Secondo Lior Tabansky, Head of Research Development Interdisciplinary Cyber Research Center dell’Università di Tel Aviv, è il cellulare il nuovo punto di connessione critico con la rete esterna.

I principi di Zero Trust Security prenderanno sempre più piede all’interno delle organizzazioni pubbliche e private, e la sicurezza dei dispositivi mobili diventerà il settore da rendere meno penetrabile. Ambito che riguarda l’utilizzo delle tecnologie per la gestione dei flussi di dati personali, dove la sicurezza è interamente basata sulla fiducia. Ma che coinvolge anche molti soggetti ‘partner’, primi fra tutti i giganti Google e Apple e ora anche Open AI, che tenteranno di esercitare un controllo sempre più in conflitto con i poteri giuridici dei singoli Paesi.
Insomma, riporta Adnkronos, tutte le grandi potenze mondiali cercheranno di avere una propria area specifica di influenza, azione e business anche all’interno del cyber spazio.

Arriva l’anno nuovo: gli italiani temono la manovra economica

Gli italiani temono l’arrivo del 2024 e sono perplessi riguardo le scelte del Governo in materia economica. È quanto ha scoperto Ipsos, che ha chiesto agli italiani se dal punto di vista economico temono l’arrivo del nuovo anno.
Oltre la metà degli intervistati, il 56%, dichiara di temere il 2024, e soltanto il 35% afferma di guardare al nuovo anno con serenità. Un 9%, invece, preferisce non esprimersi.

Oltre ad avere indagato le opinioni delle italiane e degli italiani rispetto ai provvedimenti presenti nella manovra finanziaria del Governo, Ispos ha esplorato le opinioni sul tema pensioni, sull’episodio accaduto durante la Prima della Scala, nonché sulla diffida del ministro della cultura Gennaro Sangiuliano nei confronti della trasmissione televisiva ‘Un giorno da pecora’.

Manovra, pensioni e Un giorno da Pecora: diffidare sì o no?

I sondaggi politici Ipsos vengono presentati durante la trasmissione televisiva DiMartedì. E secondo quanto rilevato, la maggioranza delle persone intervistate (57%) condivide l’affermazione secondo cui ‘Il Governo vuole fare cassa sui pensionati’. Al contrario, una quota minore (29%) ritiene che ‘Il Governo stia dalla parte dei pensionati’. Il 14% non si esprime al riguardo.

Quanto alla decisione presa dal ministro Sangiuliano di diffidare la trasmissione satirica ‘Un giorno da pecora’ dal prenderlo in giro, la maggioranza degli intervistati (63%) dichiara di non essere d’accordo, sostenendo che la satira va lasciata libera di scherzare su tutti.
È soltanto il 22% a essere favorevole alla decisione presa dal ministro, e credere che i ministri vadano rispettati anche dalla satira. Il 15% non ha un’opinione al riguardo.

La Digos alla Prima della Scala  

I sondaggi politici Ipsos hanno indagato anche le opinioni in merito all’episodio accaduto durante la Prima della Scala, quando una persona presente tra il pubblico ha gridato ‘Viva l’Italia antifascista’.

L’identificazione da parte della Digos dello spettatore è stata giudicata come un ‘brutto segnale’ dalla metà degli italiani. Il 39%, invece, sostiene sia stato un normale controllo, e l’11% non si esprime al riguardo.

Le condizioni di vita peggiorano: colpa dell’esecutivo?

La maggioranza di governo è salda, ma più per mancanza di alternative che per un reale apprezzamento della popolazione nei suoi confronti.
Secondo Ipsos, infatti, gran parte degli italiani, il 53%, pensa che la politica economica del Governo sia stata inefficace. Solo il 37% sostiene il contrario, mentre il 10% non si esprime.

Del resto, a causa dell’inflazione e del rallentamento della crescita sono pochi, il 17%, quelli che affermano che grazie all’esecutivo le condizioni di vita personali sono migliorate.
Ben il 69% risponde seccamente di no. Anche qui non sono pochissimi quelli che non si esprimono o sono indecisi, il 14%.

Lavoro: Natale è il momento perfetto per le ricerche

Sono molte le aziende che cercano risorse aggiuntive per coprire i picchi di lavoro o le aperture straordinarie tipiche delle settimane che precedono le festività. E spesso, fanno fatica a ‘coprire’ le posizioni vacanti.

“Molti dei nostri clienti che operano in ambito retail stanno già pensando a dicembre, e proprio ora si rivolgono a noi per trovare e selezionare, spesso con qualche difficoltà, addetti alla vendita o promoter. Non possiamo negare che le opportunità stagionali abbiano dei limiti – afferma Massimo Mariani di AB Lavoro, società di ricerca e selezione di personale qualificato – ma dobbiamo anche sottolineare che, se ben sfruttate, rappresentano grandi opportunità per i più giovani, o per chi magari deve rimettersi in gioco dopo una pausa lavorativa”.

“Un’opportunità a termine può trasformarsi in qualcosa di più stabile”

Il lato positivo dei lavori stagionali è anche la possibilità di farsi notare e ottenere un contratto stabile. “Non dobbiamo pensare che un’opportunità a termine non possa trasformarsi in qualcosa di più stabile, anzi – assicura Mariani -. Non sono pochi i casi in cui un candidato, dopo essersi fatto conoscere dall’azienda, sia stato ricontattato per altre collaborazioni o avuto un rinnovo di contratto. Non solo: quando i recruiter esaminano un curriculum e notano che una persona ha preferito maturare una serie di esperienze, seppur brevi, piuttosto che non lavorare, valutano molto positivamente l’attitudine del candidato, il suo impegno e la sua flessibilità”.

I “lavoretti” sono un’ottima palestra per i più giovani

Mettersi alla prova con un contratto a termine all’interno di un punto vendita, inoltre, è molto utile anche per i candidati che hanno la possibilità di scoprire le loro attitudini commerciali, la predisposizione ai rapporti interpersonali o al contatto con i clienti, e in caso di negozi situati in territori ad alta densità turistica, di migliorare e allenare la conoscenza delle lingue straniere.

Per i candidati più giovani, poi, quelli che erroneamente vengono definiti ‘lavoretti’ sono un’ottima palestra per avere un primo confronto con il mondo del lavoro, per rapportarsi con colleghi, manager o responsabili e per imparare a gestire situazioni magari complesse.

Quali settori offrono le migliori opportunità?

“Sebbene esistano innegabili situazioni di sfruttamento – aggiunge Giacomo Grilli, di AB Lavoro – come straordinari non concordati oppure non retribuiti, turni massacranti, poca attenzione alle risorse o mancanza di formazione, se ci si affida ad aziende di ricerca e selezione accreditate e qualificate, i rischi si riducono al minimo”.

Ma in quali settori si trovano le migliori opportunità in questo momento?
Secondo AB Lavoro, negozi di abbigliamento, gioielleria, oggettistica e arredamento sono alla ricerca di personale di vendita e promoter, soprattutto per negozi e corner in centri storici o all’interno dei principali centri commerciali in tutta Italia.
Anche nell’ambito ristorazione, settore da sempre soggetto alla stagionalità, si cercano con urgenza personale di sala e di cucina, specialmente presso località turistiche, o meta di shopping nel periodo natalizio.

Aziende, quali sono le skills del perfetto leader?

Quali competenze dovrebbe avere un futuro leader? E, soprattutto, manager e dipendenti hanno la stessa visione della figura del capo? A queste questioni tanto attuali risponde una recente ricerca condotta da Lhh, società appartenente al Gruppo Adecco, che ha rivelato prospettive divergenti tra dipendenti e dirigenti riguardo alle competenze chiave dei “numeri uno”.
Mentre il 23% dei colletti bianchi colloca l’empatia e l’ascolto al primo posto tra le qualità essenziali per un leader, la maggioranza dei dirigenti aziendali (20%) attribuisce maggiore importanza alla visione strategica, salendo addirittura al 25% nelle grandi imprese, sebbene la gestione dei team rimanga la competenza più citata.

Per le PMI l’empatia e l’ascolto sono doti fondamentali

Esaminando le risposte dei leader di piccole realtà, tornano ai primi posti l’empatia e l’ascolto, citate come la principale caratteristica dal quasi 20% degli intervistati.
Questa tendenza si ripete anche tra i lavoratori in base alle fasce di età: la generazione Z pone l’empatia al primo posto (25%), mentre i millennial attribuiscono maggiore importanza alla capacità di dare l’esempio e guidare (22%).

Tuttavia, ascolto ed empatia vengono indicate come caratteristiche primarie praticamente da tutte le generazioni. Le differenze però emergono in altre competenze: la visione strategica è ritenuta cruciale dai leader (20%) rispetto ai lavoratori (8%), così come la capacità di valutazione e di dare feedback (8% per i leader e 4% per i lavoratori). L’inclusione, centrale per quasi il 4% dei lavoratori (5% per la Generazione Z), è considerata meno rilevante (meno del 2%) dai leader.
Sorprendentemente, la capacità di innovare è considerata più importante per i lavoratori che per i dirigenti, che sono più preoccupati per l’orientamento al business e i risultati economici.

Dipendenti e manager non hanno la stessa visione

Le cinque competenze più importanti per i leader, secondo i dipendenti, sono: empatia e ascolto (23%), capacità di guidare (20%), gestione del team (19%), capacità decisionale (13%) e visione strategica (8%). Per i dirigenti, le cinque competenze chiave sono: visione strategica (20%), empatia e ascolto (19%), gestione del team (18%), capacità di essere guida (16%) e capacità decisionale (11%).
Solo poco più dell’1% dei lavoratori ritiene che il leader del futuro debba essere forte, e meno del 4% sottolinea l’autorevolezza. Maggior attenzione è rivolta alla capacità di motivare (14%), coinvolgere (quasi 10%) e comunicare (9%).

Gli effetti di un buon leader

La ricerca, condotta su un campione di 7.000 dipendenti e oltre 200 dirigenti, mette in luce il ruolo centrale dei leader nell’ambiente aziendale: il 97% dei lavoratori ritiene che un buon leader possa influenzare significativamente il benessere sul lavoro, mentre quasi il 32% delle donne ammette che le caratteristiche negative del leader hanno influenzato la decisione di cambiare lavoro.

Agire per il cambiamento: un vademecum per la sostenibilità

La sostenibilità è un processo in evoluzione, ed essere responsabili è l’unica strada possibile. Misurare l’impatto delle azioni sulla sostenibilità è il punto di partenza per definire strategie efficaci per un futuro sostenibile, che richiede una trasformazione degli stili di vita e del modo di gestire le organizzazioni.
Insomma, per abitare il cambiamento è necessario costruire una nuova bussola di valori e valorizzare il ruolo di ognuno nello sviluppo sostenibile.

Ma come agire per il cambiamento ambientale e sociale? Dall’edizione 2023 del Salone della Csr e dell’innovazione sociale emerge un vero e proprio vademecum di azioni concrete, tradotte in pillole di sostenibilità per imprese e persone.

Non sprecare, riparare, partecipare

Anzitutto ridurre lo spreco alimentare, scegliere sempre e solo prodotti di stagione, possibilmente sfusi, oppure confezionati con materiali ecosostenibili e riutilizzabili.
Imparare a riparare gli oggetti e riutilizzare gli scarti in modo creativo con il fai-da-te.

Partecipare in modo continuativo e costruttivo alla vita della propria comunità, cominciando dagli ambiti che si percepiscono come più vicini, come la scuola, le iniziative di solidarietà o attività, ad esempio il plogging, la raccolta dei rifiuti mentre si fa jogging.
Condividere con parenti, amici, vicini i comportamenti virtuosi, anche attraverso la creazione di gruppi di acquisto e condivisione.

Coinvolgere, includere, muoversi con i mezzi pubblici 

E ancora: insegnare ai propri figli che la sostenibilità è un valore, coinvolgendoli direttamente con piccoli ‘incarichi’, come la raccolta differenziata o il mercatino dei giochi usati.
Fare più attività sportiva e vivere lo sport come momento di inclusione e aggregazione, partecipando attivamente alle iniziative sul territorio.

In casa, usare riduttori di flussi d’acqua, non lasciare dispositivi elettrici ed elettronici in stand-by, scegliere elettrodomestici a basso consumo.
Scegliere di andare a piedi, con i mezzi pubblici o in bicicletta per gli spostamenti in città e preferire il treno per i viaggi più lunghi. E conoscere e approfondire temi legati sostenibilità anche visitando musei, mostre, biblioteche e spazi culturali.

Promuovere la simbiosi industriale, innovare, collaborare

Investire nell’educazione dei giovani e nella formazione dei collaboratori, ripensare la logistica e rinnovare le flotte aziendali per ridurre l’impronta carbonica, promuovere la simbiosi industriale per migliorare l’economia circolare, dedicando maggiori risorse alle collaborazioni di filiera e all’ecodesign. Lo riporta Adnkronos, insieme a creare più spazi per il verde pubblico e realizzare orti e giardini sui tetti degli edifici aziendali. Facilitare e sostenere la creazione di comunità energetiche, investire risorse in cultura e migliorare la collaborazione con gli enti culturali. Innovare i sistemi di welfare aziendale per renderli più vicini ai bisogni delle persone, ridurre l’impatto degli eventi musicali, sportivi e culturali, rendere etichette e confezioni più chiare per favorire ulteriormente la trasparenza verso il consumatore. E definire e applicare policy DE&I.