Contro la contraffazione serve l’internazionalizzazione del “vero” agroalimentare italiano

Il tema dell’internazionalizzazione delle imprese agroalimentari italiane è un argomento di grande rilevanza nel dibattito pubblico ed economico da molti anni. I vari governi italiani hanno spesso incluso negli obiettivi dei loro programmi la crescita dell’export, accompagnata da strumenti e sostegni economici per conquistare quote di mercato in tutto il mondo.
Questa conquista avrebbe dovuto contrastare la vendita di prodotti contraffatti, il cosiddetto “italian sounding”, che spesso mina la reputazione dell’export italiano, anche se questi prodotti falsi vengono venduti a prezzi molto inferiori.

58,8 miliardi di euro il valore dell’export

Negli anni, le esportazioni agroalimentari dall’Italia sono notevolmente cresciute, raggiungendo 58,8 miliardi di euro alla fine del 2022, rispetto ai 31,9 miliardi di dieci anni prima. Un dato che rappresenta un aumento dell’85%, superiore alla crescita complessiva delle esportazioni nel settore manifatturiero italiano (+59%).

Esiste però un problema legato alla propensione all’export delle imprese italiane nel settore agroalimentare. In media, solo il 15% delle 54.000 aziende alimentari italiane esporta al di fuori dei confini nazionali. Questa capacità di esportazione sale con le dimensioni aziendali, ma l’86% delle imprese ha meno di 10 dipendenti e contribuisce solo al 10% del fatturato del settore. Al contrario, le grandi aziende con oltre 250 dipendenti rappresentano solo lo 0,2% del totale, ma generano il 34% del fatturato complessivo. Questo divario strutturale influisce negativamente sulla capacità dell’Italia di competere con paesi come la Germania, che ha una propensione all’export superiore al 40% grazie a imprese più grandi e strutturate.

C’è bisogno di nuovi mercati

Un fattore chiave di questa ridotta propensione all’export è la struttura demografica dell’Italia. Molte piccole e medie imprese agroalimentari producono principalmente per il mercato nazionale, che rappresenta attualmente il terzo mercato più grande in Europa per i prodotti agroalimentari.

Però il calo demografico previsto e l’invecchiamento della popolazione potrebbero portare a una diminuzione della domanda interna. La popolazione italiana è destinata a diminuire da 59,2 milioni a 54,2 milioni entro il 2050, con un aumento significativo degli anziani. Una simile evoluzione avrà un impatto sia sulla quantità sia sulla qualità dei consumi alimentari, con alcune categorie di prodotti che rischiano una contrazione nelle vendite.

Il futuro è il mondo

Per affrontare questa sfida, le imprese alimentari italiane devono puntare sull’internazionalizzazione come unica opzione per garantirsi un futuro.

Tuttavia, il processo richiede una visione a medio-lungo termine, un’adozione di strategie di market intelligence e soluzioni concrete per l’internazionalizzazione. È essenziale promuovere una nuova cultura d’impresa basata sullo sviluppo sostenibile e redditizio di progetti di business, soprattutto nelle PMI agroalimentari, per sfruttare appieno il potenziale di crescita nel mercato internazionale e mantenere la competitività del settore agroalimentare italiano.

Consumi e stili di vita: tanti futuri possibili e scenari incerti

Guerra e cambiamenti geopolitici, climatici, migrazioni, Intelligenza artificiale e mercato del lavoro, inflazione e possibile crisi economica. Non sono mai stati così tanti i futuri possibili e di conseguenza incerti e cupi gli scenari. Esaurita l’esuberante crescita post pandemica, l’economia italiana perde la spinta dei consumi che hanno sostenuto il Pil nella prima parte del 2023.  Prospettive appesantite dall’eccezionale crescita dell’inflazione che ha abbattuto il potere d’acquisto in una misura pari a 6.700 euro pro-capite. Secondo l’80% dei manager bisognerà aspettare almeno il 2025 prima che la crescita dei prezzi torni ai livelli pre-pandemici.  Di fatto, secondo il Rapporto Coop 2023 – Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e domani, redatto dall’ufficio Studi di Ancc-Coop, nei prossimi mesi il 36% degli italiani ridurrà i consumi.

Lavorare di più per difendersi dal carovita

A fronte di un drammatico impoverimento, la dinamica delle retribuzioni resta insufficiente. Il 70% degli occupati avrebbe bisogno almeno di un’altra mensilità per condurre una vita dignitosa. Da qui la tendenza ad aggiungere lavoro al lavoro come strategia di difesa dal carovita, aumentando il numero di ore lavorate (27%) o eseguendo lavoretti aggiuntivi (25%). Ma a dispetto di questo impegno ulteriore, l’impatto devastante dei prezzi trascina 27 milioni di italiani (+50% vs 2021) in una condizione di disagio duraturo, costringendoli a rinunciare allo standard di vita minimo accettabile almeno in un ambito. Il 10% non arriva a fine mese e un’ulteriore 23% ci arriva, ma teme di non farcela. 

Classe media e GenZ più in difficoltà

Anche se in un qualche modo si sbarca il lunario, si fanno grandi rinunce (20%) o sacrifici. Tra le famiglie middle class meno della metà riuscirebbe a fare fronte senza difficoltà a una spesa imprevista di 800 euro. La categoria più in difficoltà è quella dei giovani: la GenZ (18-34enni) vive in una sorta di apartheid in termini retributivi, e il dislivello generazionale con i boomers è impietoso.
A fronte di una retribuzione media, i primi scendono del 23% mentre i secondi salgono di oltre il 17%. E a parità di inquadramento, un giovane italiano guadagna quasi la metà di un over50.
Non stupisce se il 40% di loro immagina di vivere altrove da qui a 2/3 anni e il 20% sta progettando di farlo.

Un ostinato ottimismo sostenuto dagli psicofarmaci

Eppure, gli italiani continuano a manifestare una sorprendente assenza di rabbia o rancore sociale. La fotografia scattata dal Rapporto è di un Paese certamente inquieto (30%, +6% vs 2022), dove crescono i timori (32% vs 20%), ma che vede rafforzare fiducia (36%), serenità (29%), accettazione (23%) e aspettativa positiva (28%). Un ostinato, pacato, ottimismo che costituisce uno dei grandi punti di forza del sistema Paese, ma che fa emergere anche tutta la fatica quotidiana per tenere insieme i pezzi.
Non sorprende che 1 italiano su 5 faccia un uso più o meno abituale di psicofarmaci, e che i farmaci per ipertensione, gastrite e stress svettino in cima alla classifica dei medicinali più venduti.

ISEE, cos’è, a cosa serve e come si ottiene

L’ISEE, acronimo di “Indicatore della Situazione Economica Equivalente,” è un indicatore utilizzato in Italia per determinare la situazione economica di un nucleo familiare al fine di stabilire l’accesso a una serie di servizi, agevolazioni, e sussidi pubblici. Questo indicatore tiene conto non solo del reddito, ma anche di altri fattori, come la composizione del nucleo familiare e la situazione patrimoniale.
Per calcolare l’ISEE, è necessario seguire un procedimento che coinvolge diverse variabili. Per non sbagliare, è consigliabile consultare il sito web dell’INPS o rivolgersi a un CAF o a un professionista del settore per ottenere informazioni e assistenza specifiche sul procedimento.

Gli elementi per il calcolo

Sono diversi i dati necessari per il calcolo dell’ISEE. Sempre occorre la dichiarazione dei redditi dei componenti del nucleo familiare. Questo include redditi da lavoro dipendente, autonomo, da pensione, da locazione, e altre fonti di reddito. È importante dichiarare correttamente tutti i redditi per ottenere un calcolo preciso. Oltre a questa, va valutata la situazione patrimoniale. Deve essere calcolato il valore del patrimonio mobiliare (come conti correnti, azioni, etc.) e immobiliare (come la casa di proprietà). Questo valore verrà poi sommato ai redditi dichiarati.

Composizione del nucleo familiare

Per un calcolo corretto, va indicato chi fa parte del nucleo familiare. Questo include il coniuge, i figli, eventuali altri familiari a carico e le loro caratteristiche personali (ad esempio, età e occupazione). Si tiene conto delle spese sostenute per l’abitazione, tra cui l’affitto o il mutuo, le spese condominiali e l’ICI (Imposta Comunale sugli Immobili). Per un principio di equità, vengono considerate eventuali situazioni particolari, come la presenza di familiari con disabilità o altre circostanze che possono influire sulla situazione economica.

Validazione

Una volta compilata la dichiarazione, questa viene inviata all’INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale) o a uno degli enti autorizzati per la validazione. L’ente verifica le informazioni fornite e calcola l’ISEE. Alla fine del processo, si riceverà il proprio ISEE, che è un valore numerico rappresentativo della situazione economica del nucleo familiare. Questo valore viene utilizzato per determinare l’accesso a vari servizi e agevolazioni, come borse di studio, assistenza sanitaria agevolata, assegni familiari, e altro ancora. L’ISEE deve essere ricalcolato periodicamente, di solito ogni anno, o in caso di cambiamenti significativi nella situazione economica o familiare.

Care vacanze: per 5 milioni di italiani costano troppo

Secondo l’indagine di Facile.it e Consumerismo No Profit sono oltre 5 milioni gli italiani che quest’anno non partiranno a causa degli aumenti generalizzati dei prezzi. Nella migliore delle ipotesi tali aumenti hanno eroso la capacità di risparmio delle famiglie, ma nella peggiore hanno intaccato i risparmi accantonati negli anni passati, pregiudicando la possibilità di concedersi una vacanza estiva.
E circa 3,2 milioni di italiani alla fine hanno deciso di rinunciare a partire, soprattutto i giovani tra 18-24 anni, di cui il 53,8% è restato a casa per questa motivazione. Ma gli italiani che nonostante tutto sono riusciti a mettere da parte un piccolo budget da destinare alle ferie hanno però dovuto fare i conti con un secondo problema, il caro-vacanze. Dai trasporti agli hotel fino ai gelati quest’anno tutto costa di più.

Voli: tariffe cresciute di oltre il 50% 

Secondo l’indagine i prezzi dei treni sono in linea con i periodi precedenti, e tranne acquisti dell’ultimo minuto non hanno subito grandi oscillazioni. Diversamente, i voli nazionali ed esteri sembrano aver subito incrementi anche oltre il 50%. Anche chi sceglierà di raggiungere la destinazione estiva con il proprio veicolo dovrà fare i conti con l’aumento del prezzo del carburante. Da giugno a fine luglio i prezzi di diesel e benzina sono aumentati rispettivamente dal 6% al 12% e dal 5% all’11%. Ma i prezzi potrebbero essere decisamente più elevati se ci si rifornisce in autostrada, dove le tariffe tendono a essere più alte.

Quanto costa una giornata in spiaggia? Anche 50 euro

I prezzi di hotel, B&B e case vacanza hanno raggiunto il picco storico. Per una sola notte in B&B o hotel in due a Roma la spesa media si aggira intorno a 150 euro. A Milano anche 180, e paradossalmente anche località fino a qualche tempo fa più economiche, come Napoli e Palermo, ormai sembrano essere diventate mete solo per chi può spendere molto. Quanto alle spiagge, una giornata in spiaggia libera può costare anche il 75% in meno di una giornata presso uno stabilimento attrezzato, dove attualmente i prezzi giornalieri oscillano tra 30 e 50 euro per due lettini e un ombrellone.

Gelati: a Roma un cono piccolo supera i 4 euro

Non sedersi a tavola prima di aver visto i prezzi. Preferire i giorni della settimana meno affollati. Attenzione al costo di vini e alcolici, che spesso determinano anche il 50% dell’importo del conto. Sono le buone abitudini da osservare per non farsi andare di traverso il boccone. Ma è il prodotto tipico dell’estate quest’anno a essere particolarmente salato. Il gelato sta infatti registrando sensibili rincari: a maggio l’incremento medio è del +22% rispetto al 2022. A pesare sui listini è l’incremento dei costi delle materie prime, come uova, zucchero, frutta, ma anche il caro-energia che determina aggravi dei costi di produzione. A crescere sono i prezzi dei gelati venduti ai supermercati, nei bar, ma anche coni e coppette delle gelaterie. A Roma nelle zone più turistiche un cono piccolo da due gusti supera i 4 euro.

Authenticity, cos’è la nuova tendenza dei Millennials?

La società odierna è descritta sempre più come complessa (71%), superficiale (58%) e finta (45%), un “luogo” dove c’è poco tempo libero da dedicare a se stessi e a ciò che veramente conta (66%). Troppo spesso siamo sommersi da pensieri e preoccupazioni (49%), mentre ciò che si percepisce è una crisi di valori e un senso di confusione (45%). Questa situazione provoca diverse sensazioni: disagio (61%) e paura (50%), ma anche una voglia di reagire (58%). I giovani non accettano più passivamente questa realtà e sembrano aver cambiato rotta adottando un nuovo stile di vita alla ricerca di ciò che è autentico e vero. Questo emerge da uno studio basato sulla metodologia WOA (Web Opinion Analysis) condotto da Grom in occasione del lancio della campagna “Autentico Piacere”. 

Uno stile di vita che va oltre le apparenze

La nuova tendenza chiamata “Authenticity” coinvolge le giovani generazioni dei Millennials e Gen Z, che hanno notato un aumento di autenticità intorno a sé stessi (61%). Questa volontà e capacità di gustare ciò che vale veramente diventa il motore di uno stile di vita che guarda oltre le apparenze. Le nuove generazioni iniziano a preferire l’autenticità all’epoca delle immagini filtrate, del multitasking e della corsa al successo e al possesso. Gli autentici sono convinti della necessità di ritrovare la semplicità e l’autenticità nelle attività che svolgono (62%) e di concentrarsi solo su ciò che è essenziale per la loro vita (65%). Credono che questo approccio migliori la qualità della vita (75%), portando maggiore serenità e benessere.

Non lusso, ma genuinità

Il sogno di essere autentici non riguarda più luoghi di lusso e fuggi impossibili, ma momenti, posti e piaceri semplici e genuini. La maggioranza vive azioni quotidiane come autentici momenti di autenticità: giocare con i bambini (66%), passeggiare in città con gli amici (61%) e stare a contatto con la natura (52%). Anche nell’alimentazione, i giovani cercano momenti autentici, come condividere un pasto a tavola con parenti e amici (72%) o gustare un gelato (57%), soprattutto se il gusto è fedele alle aspettative. Prestano particolare attenzione al cibo autentico, che implica ingredienti di qualità (29%), ricette legate alla tradizione culinaria italiana (22%) e sostenibilità (18%). Se vivono l’autenticità e il piacere nel tempo libero, soprattutto durante momenti conviviali (68%), si sentono meno autentici al lavoro, specialmente durante le interazioni con gli altri, che sentono autentiche solo durante le pause (35%).

Conta più l’essere che l’avere

L’indagine mostra un nuovo orientamento verso l’essenziale. Per i giovani, l’autenticità significa dare maggiore importanza all'”essere” rispetto all'”avere” (65%), vivere solo esperienze degne di essere vissute (58%) e cercare la semplicità nelle cose (51%). Secondo lo psicoterapeuta Luca Mazzucchelli, l’autenticità è un elemento chiave per il benessere personale, rappresentando l’essenza autentica di una persona, al di là delle maschere e delle aspettative sociali. La tendenza delle nuove generazioni verso l’autenticità può essere vista come un segno di crescita psicologica, liberandosi dalle aspettative sociali per esprimere sé stessi pienamente.
I momenti semplici sembrano essere la migliore lente attraverso cui guardare e godersi i piaceri del mondo. 

Autenticità in 4 mosse

Lo psicoterapeuta Mazzucchelli ha condiviso quattro regole per seguire il trend dell’autenticità nella vita di tutti i giorni: conoscere se stessi, agire in modo coerente ai propri valori, valorizzare la semplicità e ricercare la qualità anziché la quantità. Questi principi possono aiutare le persone a vivere una vita autentica e soddisfacente.

Connessione a banda larga? I giovani sono disposti a pagarla di più 

Il 72% dei giovani tra i 18 e i 24 anni sarebbe disposto a pagare di più per una connessione internet con prestazioni migliori, e tra questi il 35% sarebbe addirittura disposto a spendere 20 euro in più. Inoltre, l’87% dei giovani intervistati desidera una connessione più sostenibile e sarebbe disposto a pagarne il prezzo. Tuttavia, i genitori tra i 45 e i 54 anni mostrano una diversa prospettiva: solo il 52% di loro sarebbe disposto a pagare di più per una connessione performante, mentre il 65% sarebbe disposto a pagarne di più per una connessione con minor impatto di CO2.

Cosa succede in Italia e in Europa

Questi sono solo alcuni dei risultati emersi dalla ricerca Cisco Broadband Survey, che ha confrontato il livello di soddisfazione, le abitudini e le esigenze dei consumatori di 12 paesi dell’area EMEA, tra cui l’Italia, riguardo alla connessione internet a banda larga domestica. Nel campione nazionale, il 56% ha una connessione fissa (31% in fibra, 24% ancora ADSL), il 37% ha una connessione mobile anche a casa (tramite dispositivo mobile, router/hub 4 o 5G, hotspot mobile utilizzato con PC), e il resto utilizza connessioni via satellite o altre tecnologie.

Performance e sostenibilità

Nonostante l’aumento dei costi della vita abbia colpito principalmente i giovani, con il 33% dei 18-24 anni che dichiara di non potersi permettere di passare a una connessione a banda larga con migliori prestazioni rispetto al 17% della fascia 45-54 anni, sono proprio i giovani che si dichiarano disposti a spendere di più per ottenere performance e sostenibilità. Tuttavia, la fascia 18-24 e 25-34 anni è anche quella più indecisa riguardo alla possibilità di cambiare connessione, principalmente a causa delle esperienze negative avute in passato. Nonostante ciò, i giovani hanno comunque l’intenzione di migliorare la loro connettività. Il 27% dei giovani tra i 18 e i 24 anni, rispetto al 15% della fascia 45-54 anni, dichiara che questa incertezza dipende dalle delusioni avute in passato. Nonostante i dubbi, il 35% dei giovani vorrebbe passare a un servizio migliore per la connessione domestica entro i prossimi 12 mesi, qualche punto percentuale in più rispetto alla fascia 45-54 anni che si ferma al 27%.

Cosa si chiede alla rete? Velocità e affidabilità

Anche i motivi per cui gli utenti desiderano aggiornare la connessione internet domestica sono diversi. Mentre per tutte le fasce d’età maggior velocità e affidabilità sono tra i primi tre motivi citati, per i giovani la sicurezza è meno prioritaria (citata solo dal 13% del campione 18-24 anni, rispetto al 44% della fascia 45-54 anni). Al terzo posto per i giovani si trova la notorietà del brand del fornitore di servizi internet. Inoltre, la ricerca Cisco Broadband Survey rivela che i giovani dichiarano di perdere in media quasi mezz’ora al giorno (29 minuti) aspettando il caricamento di una pagina o di un servizio di streaming, più dei 22 minuti considerati nella media nazionale.
Mentre i più anziani utilizzano principalmente la connessione domestica per una varietà di azioni quotidiane, come navigare per interessi personali, informarsi, fare acquisti, operazioni bancarie online, i giovani si affidano principalmente all’utilizzo immediato del mobile per le loro esigenze. Ciò differisce non solo dai loro genitori, ma anche dai loro “fratelli maggiori” tra i 25 e i 34 anni.

Età diverse, usi diversi del web

In conclusione, il 49% della fascia 18-24 anni utilizza la connessione domestica per lo shopping e l’informazione, rispetto al 65% dai 24 anni in su e al 75% della fascia 45-54 anni. Lo stesso trend si osserva per servizi e necessità come l’acquisto di biglietti o operazioni bancarie, per le quali il 50% dei giovani si affida alla connessione domestica, rispetto al 74% dei genitori.

Social media: BeReal conquista i Gen-Zers italiani

Non c’è dubbio: secondo l’agenzia di analisi Comscore il social di maggior successo tra i ragazzi della GenZ in Italia è BeReal, l’app mobile che punta tutto su genuinità e velocità. Ogni giorno BeReal invia agli utenti una notifica a un orario casuale, invitandoli a condividere una foto entro due minuti.
Sempre secondo Comscore, da aprile 2022 ad aprile 2023, a dispetto dei più rinomati concorrenti dove a primeggiare sono filtri e personalizzazioni estreme, la francese BeReal ha guadagnato in Italia circa 609mila nuovi utenti in un anno, più della Spagna (552mila) e poco meno del Regno Unito (698mila).

YouTube in testa in termini di “reach”

Il pubblico di riferimento dell’app è appunto quello dei ragazzi tra 18 e 24 anni. Ma in termini di ‘reach’, ovvero di utilizzo dei social per gruppi di età, YouTube per device mobili è in testa in tutti e tre i Paesi, raggiungendo il dato più alto in Spagna (87%). Dopo BeReal, in Italia a vantare la crescita maggiore è Twitch, la piattaforma dedicata allo streaming di videogame, seguita da Reddit e Snapchat.
Più indietro le app di Meta, come Facebook e Instagram, mentre si assiste a una risalita di Pinterest, sempre più un motore di ricerca visiva su argomenti come cucina e altri hobby, riporta Ansa.

Il calo di Twitter

Il calo di popolarità di Twitter è un’altra evidenza mostrata da Comscore: solo poco più del 10% dei GenZ italiani accede con frequenza al social controllato da Elon Musk, un dato più basso del 30% se riferito al Regno Unito e al 40% della Spagna. In ogni caso, la Gen Z è nota per essere molto esperta di social media e piattaforme. Ma non tutte le piattaforme sono uguali, e con l’emergere di nuove tendenze diventa sempre più difficile tenere traccia del dove gli utenti di questa generazione trascorrono il proprio tempo.

LinkedIn e Facebook preferiti dai più “anziani”

Confrontando la GenZ con la popolazione digitale generale, i Gen-Zers superano i valori medi sulla maggior parte delle piattaforme social, con le eccezioni di LinkedIn e Facebook. Alcuni degli indici più alti sono appunto su BeReal, Twitch, Reddit e Snapchat.
Comparando l’utilizzo dei social media o piattaforme della GenZ rispetto ad altri gruppi di età, il focus è su YouTube, Instagram, TikTok, Snapchat, Facebook e Twitter, che mostrano una reach molto alta tra i Gen-Zers. Per YouTube la fascia di età 18-24 anni mostra la reach più alta in Italia e Spagna, mentre nel Regno Unito la fascia di età 25-34 li supera di 6 punti percentuali di copertura.

Le micro e piccole imprese trainano la Green Economy italiana

Le micro e piccole imprese italiane investono di più nella Green economy rispetto alle ‘grandi’. Se le medie e grandi imprese nel corso dei quinquenni 2011-2015 e 2017-2021 hanno aumentato la quota di investimenti green complessivamente del +39,7%, le realtà ‘minori, le micro e piccole imprese, hanno aumentato la quota di investimenti green rispettivamente del 44,8% e del 36,1%.  È quanto emerge dal rapporto dal titolo ‘Artigiani del futuro 100 Storie’, presentato al Seminario di Fondazione Symbola, promosso da Fondazione Symbola, Confartigianato, Cna e Casartigiani.  Secondo la ricerca, inoltre, su un totale di oltre 530 mila aziende sono state quasi 473 mila le micro e piccole imprese che hanno effettuato eco-investimenti negli ultimi cinque anni.

Più eco-investimenti e competenze green

Sul fronte della sostenibilità, nell’ultimo quinquennio sono state 472.630 le micro e piccole imprese (rispettivamente, 377.880 e 94.750) che hanno effettuato eco-investimenti su un totale di 531mila aziende. Inoltre, il 61,9% dei nuovi contratti di lavoro in cui sono state richieste competenze green è stato stipulato nelle micro e piccole imprese, e anche ricerca e sviluppo in chiave green sono trainate da queste realtà. I brevetti italiani, relativi a energie alternative e gestione di rifiuti e inquinanti, depositati a livello europeo da micro e piccole imprese sono oltre il 55% del totale, contro il 25% delle medie imprese e il 20% delle grandi.

Hub importanti per il lavoro femminile e giovanile

Oltre il 63% del totale dei lavoratori in Italia è impiegato in imprese di piccole dimensioni, che si confermano hub importanti anche per il lavoro giovanile.
Il 68% dei giovani trova la prima occupazione in micro o piccole imprese, e sono un milione gli impiegati under 30, a fronte di circa 751mila giovani sotto i 30 anni impiegati nelle medie e grandi imprese. Inoltre, tra le micro e piccole realtà la presenza di imprese guidate da donne o a prevalenza femminile è superiore rispetto alle altre classi dimensionali. Oltre un’impresa micro su cinque è femminile, una su sei se si considerano le piccole. Sul totale delle imprese femminili del nostro Paese, il 96,7% è micro. Se si passa alle medie e grandi, solo una su sedici è guidata da donne.

In prima linea anche nell’integrazione

Micro e piccole imprese sono poi in prima linea anche nell’integrazione: l’83% dei lavoratori stranieri è occupato in una micro o piccola impresa, e oltre il 99% di quelle straniere è di piccola dimensione.
Il rapporto racconta attraverso numeri e storie il valore dell’artigianato e delle piccole imprese italiane, un sistema che alimenta la capacità di affrontare le sfide del futuro legate all’innovazione e alla sostenibilità. Guardando al territorio, le imprese artigiane rappresentano un vero e proprio presidio dell’economia nei piccoli comuni, in cui rappresentano il 99,4% delle imprese extra-agricole presenti. E nel 69,2% dei piccoli comuni italiani rappresentano anche la totalità dell’occupazione nel territorio.

Quali colori, materiali e stili utilizzare nell’allestimento del mio negozio?

Allestire adeguatamente un negozio è un processo fondamentale per creare un’esperienza d’acquisto piacevole e invitante per i clienti.

La scelta dei colori, dei materiali e degli stili giusti può aiutare a riflettere il brand del negozio e adattarsi al tipo di prodotti offerti, come vedremo a breve.

Poniamo allora l’attenzione su tutti quei consigli utili per lavorare su questi aspetti e raggiungere l’obiettivo desiderato in fatto di allestimento.

Colori

La scelta dei colori per il tuo negozio è notoriamente importante per riuscire a creare un’atmosfera coerente e invitante.

I colori possono infatti influenzare l’umore e le emozioni dei clienti e riflettere il brand del negozio. Ecco alcuni consigli che ti aiuteranno a scegliere i colori giusti:

Colore del brand

Il colore del brand dovrebbe essere la base per qualsiasi decisione inerente i colori che saranno presenti all’interno del tuo negozio.

Se il brand utilizza un colore predominante, utilizzalo come base per la scelta dei colori dell’allestimento. Ad esempio, se nel marchio è presente il blu, considera l’utilizzo di adoperare varie sfumature di blu nell’allestimento del tuo negozio.

Psicologia del colore

La psicologia del colore deve necessariamente essere considerata quando si tratta di scegliere i colori appropriati per un negozio.

Ad esempio, il rosso può infondere un senso entusiasmo, il blu può regalare un senso di relax mentre il giallo può stimolare l’attenzione.

Combinazioni di colore

Le combinazioni di colore possono essere utilizzate a tuo favore per creare un’atmosfera coerente e armoniosa nel tuo punto vendita.

Una buona pratica è quella di utilizzare una combinazione di 3-4 colori. Ad esempio, si potrebbe utilizzare una combinazione di verde, bianco e beige per un negozio di prodotti naturali.

Materiali

Anche la scelta dei materiali per l’allestimento del tuo negozio è in grado di influire sull’esperienza del cliente e sulla percezione del brand. Ecco allora alcune cose da considerare per scegliere i materiali giusti:

Coerenza con il brand

I materiali scelti dovrebbero essere coerenti con il brand ed il “tono” del negozio. Ad esempio, se il brand è orientato alla sostenibilità, potrebbe essere opportuno utilizzare materiali ecologici che testimonino cura per l’ambiente.

Un’idea interessante per valorizzare i prodotti in questo senso è quella di utilizzare espositori e  mobili in cartone.

Si tratta di mobili ecologici e che possono essere personalizzati con il logo e i colori del tuo brand, ideali per un negozio “sostenibile” che voglia mostrare creatività e originalità.

Funzionalità

I materiali utilizzati dovrebbero essere funzionali e adatti alla tipologia di prodotti proposti nel punto vendita. Ad esempio, se si vendono prodotti fragili, potrebbe essere opportuno utilizzare espositori con vetrinette per proteggerli.

Estetica

I materiali dovrebbero anche essere esteticamente piacevoli e armoniosi con l’ambiente circostante. Una buona idea potrebbe essere quella di utilizzare il legno per creare un’atmosfera calda e accogliente in un negozio di abbigliamento.

Stili

Lo stile dell’allestimento può influire notevolmente sull’esperienza del cliente e sulla sua percezione del brand. Ci sono alcune cose da considerare nella scelta dello stile giusto per il tuo negozio:

Coerenza con il brand

Lo stile del tuo allestimento dovrebbe essere coerente con il brand del negozio. Ad esempio, se si vende abbigliamento vintage, potrebbe essere opportuno utilizzare uno stile retrò. In questo caso anche la scelta dei complementi diventa importante, sceglili con cura.

Illuminazione

L’illuminazione gioca un ruolo importante quando si necessita di allestire un punto vendita.

È noto infatti che un’illuminazione adeguata può creare un’atmosfera invitante e valorizzare i prodotti che offri al pubblico. In questo caso, ecco cosa considerare riguardo il sistema di illuminazione:

Intensità della luce

L’intensità della luce dovrebbe essere adeguata alle esigenze del punto vendita. Ad esempio, se si vendono prodotti che richiedono un’illuminazione particolare, come gioielli o prodotti alimentari, potrebbe essere necessario utilizzare una luce più intensa.

Articoli quali prodotti per la casa e capi di abbigliamento possono anche prevedere una minore intensità.

Colore della luce

Il colore della luce può influire sull’umore dei clienti e sulla percezione dei prodotti. Ad esempio, una luce calda può creare un’atmosfera accogliente e intima, mentre una luce fredda può creare un’atmosfera più moderna e tecnologica. Tutto dipende dal tipo di prodotti che vendi.

Posizionamento delle luci

Il posizionamento delle luci può valorizzare i prodotti e creare un’atmosfera più armoniosa. Ad esempio, si potrebbe utilizzare l’illuminazione a soffitto per creare una luce uniforme o delle luci direzionali per valorizzare i prodotti in esposizione.

Conclusioni

Il giusto allestimento per un negozio è davvero importante per creare un’esperienza d’acquisto piacevole e invitante per i clienti.

Seguendo questi consigli, sarai in grado di creare un’allestimento efficace e coerente con il tuo brand, facendo in modo che i clienti siano più propensi a provare i tuoi prodotti e ritornare anche in seguito.

Quattro generazioni a confronto su presente e futuro

Oggi, nonni, genitori, figli e nipoti sono accomunati da un forte senso di incertezza, in misura maggiore dai 25 anni in su, meno i GenZ, Molto preoccupati per l’attuale instabilità economica e sociale, i timori emergono ancora di più quando si parla delle ripercussioni future dell’attuale situazione generale. Posizione condivisa da tutte le generazioni, ma più marcata tra GenZ e Boomers.
Tra i temi prioritari, per tutte le generazioni al primo posto c’è il costo della vita (63%), al secondo il sistema sanitario (57%), poi ambiente, società e governance (56%). Emerge da uno studio realizzato da Bva Doxa per Invesco, che ha coinvolto quattro generazioni, Boomers (56-67 anni), GenerazioneX (35-55 anni), Millennials (25-34 anni) e GenZ (18-24 anni) per metterle a confronto sui temi chiave del presente e del futuro.

Salute e reddito ai primi posti per tutti

Nella classifica di quanto ritenuto più importante, la salute è al primo posto per tutte le generazioni, seguita dall’avere un reddito sufficiente per le proprie esigenze (GenX e Boomers) e dall’equilibrio tra vita professionale e privata (Millennials e GenZ). La sostenibilità rimane per tutti un valore importante. Che il futuro del pianeta dipenda da scelte sostenibili, nessuno lo nega. Tutti d’accordo che intervenire sarà vitale, ma serpeggiano demotivazione e disillusione, in quanto i comportamenti del singolo vengono percepiti come insufficienti. Il compito spetta ai ‘massimi sistemi’: Governi, industrie, la Legge. Solo la GenZ vuole essere coprotagonista.

GenZ più soddisfatti di società e istituzioni

Le istituzioni in genere non godono di grande stima da parte degli intervistati, che considerano famiglia e amici molto più importanti e appaganti, mentre il maggiore scontento si registra verso lavoro/studio, la società, il ruolo delle aziende private e lo Stato italiano, all’ultimo posto.
A sorpresa, i più soddisfatti di società/istituzioni sono i GenZ. La mancanza di fiducia coinvolge anche le istituzioni finanziarie. La materia finanziaria resta lacunosa, distante e acuisce il senso di smarrimento, facendo sentire gli intervistati indecisi, vulnerabili e fragili.

Rinuncia per i Boomers è ormai una parola svuotata

Ma qual è il legame tra presente e futuro? I concetti di oggi e domani sono strettamente correlati: allo standard di vita presente non si vuole rinunciare, e quello che un tempo era ‘superfluo’ ora è parte integrante della quotidianità. L’idea di sacrificio e rinuncia quasi scompare dal vocabolario, anche per i genitori. E per i Boomers è ormai una parola antica e svuotata. Il futuro è fatto di obiettivi definiti e non troppo lontani e viene identificato nel breve termine (7 anni). Per quanto riguarda il progresso e la dimensione digitale, l’atteggiamento di tutte le generazioni è aperto, senza particolari resistenze ideologiche. In particolare, apprezzano l’Intelligenza artificiale, ma si dimostrano ancora incerte sul Metaverso.